ROMA – Salario minimo in Italia, a che punto siamo? In questo articolo cerchiamo di fare il punto della situazione. Il Pilastro Europeo dei diritti sociali ha richiamato il diritto a una retribuzione equa e sufficiente, stabilendo i principi per determinare il salario minimo. Inoltre, il 28 ottobre 2020, la Commissione Europea ha presentato una proposta di direttiva relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea.
Ad oggi, tuttavia, ancora non si è mosso niente nel nostro Paese: è infatti in corso di valutazione al Senato il disegno di legge n. 2187, a prima firma dell’ex ministro del lavoro Nunzia Catalfo, che introduceva una disciplina sul salario minimo. Per farsi ulteriormente un’idea sulla situazione attuale, è utile altresì consultare i dati forniti dall’Inps nel rapporto annuale 2021.
Salario minimo in Italia, a che punto siamo?
Ad oggi sono pervenute in Parlamento due diverse proposte sul salario minimo. La prima è costituita dal ddl n. 310/2018. Sul link che segue se ne può leggere il testo per intero.
L’articolo 2 del ddl n. 310 è rubricato “salario minimo orario”e prevede testualmente quanto segue.
1. “Per salario minimo orario si intende la retribuzione oraria minima che il datore di lavoro è tenuto a
corrispondere al lavoratore.
2. Il valore orario del salario di cui al comma 1 non può essere inferiore a 9 euro al netto dei contributi
previdenziali e assistenziali e si applica a tutti i rapporti aventi per oggetto una prestazione lavorativa.
3. Il salario minimo orario è incrementato il 1° gennaio di ogni anno in base alla variazione dell’indice
dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati definito dall’Istituto nazionale di statistica”.
La seconda proposta è contenuta nel ddl 658 del 2018.
Per questa seconda proposta il raggio di azione è più articolato interessando non solo il lavoro subordinato, ma anche i rapporti di co.co.co.
Le due proposte, nonostante i punti in comune, differiscono su alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto pur fissando lo stesso importo salariale minimo in 9 euro la prima proposta lo prevede “al netto”, mentre la seconda al lordo degli oneri contributivi. Entrambe le previsioni fanno riferimento alla rivalutazione dell’importo del salario minimo pur variando i parametri :per il primo ISTAT, per il secondo IPCA.