Come spiegano nel loro studio il Prof. Haroutunian e colleghi, un corpus di prove evidenti ha indicato un collegamento tra il rischio di decadimento cognitivo lieve, demenza e diabete di tipo 2 . Ulteriori studi hanno scoperto un'associazione tra una via del recettore dell'insulina nel cervello e l'accumulo di patologie cerebrali specifiche dell'Alzheimer.

Alzheimer: una medicina per il diabete potrebbe ridurre la perdita di memoria

Condividi su:

 

Alcune ricerche suggeriscono che i farmaci antidiabetici possono proteggere il cervello contro l’Alzheimer.

Si stima che in Europa 3 milioni di casi di malattia di Alzheimer.

Le persone affette dalla malattia di Alzheimer presentano la seguente sintomatologia:

confusione, demenza presenile, mancanza di memoria, disorientamento e irrequitezza, disturbi del linguaggio, incapacità a portare a termire movimenti, disorientamento.

Il paziente può diventare ipomaniaco, rifiutare il cibo e tanti altri fenomeni. La malattia inizia, generalmente, al termine dell’età media con lievi difetti di memoria.

La patologia è caratterizzata da lesioni nelle placche miliari nella corteccia cerebrale e la degenerazione fibrillare nelle cellule del ganglio piramidale.

L’assistenza deve essere finalizzata principalmente a prevenire lesioni, stimolare l’attività. Promuovere il riposo ed evitare crisi agitative o violenza.

Il cambiamento dei piccoli vasi cerebrali porta  a cambiamenti mentali. I parenti sono quasi sempre i primi a notare variazioni del carattere e delle abitudini.

Il paziente spesso non è nemmeno interessato agli esami medici ed alle medicine che assume. La memoria è globalmente compromessa, ma quella primaria appare più facilmente disturbata, per cui si ricordano antichi episodi dell’infanzia e non quelli della vita più recente..

Non è ancora conclamato che la demenza accorcia la vita, anche se sembra probabile. Un  numero di dati sempre crescente suggerisce il coinvolgimento dei radicali liberi nella eziopatogenesi della malattia.

Si rileva che i rilevanti avanzamenti delle conoscenze in materia dei meccanismi patogenetici della malattia di Alzheimer hanno avuto una scarsa ricaduta sul piano clinico: non si ha un vero marker biologico affidabile e molti  farmaci che si hanno a disposizione sono ancora in fase sperimentale.

Un nuovo studio ha scoperto che le persone con malattia di Alzheimer che assumevano anche farmaci antidiabetici

presentavano un avanzamento della malattia più lento e meno aggressivo.

Il team del Prof. Haroutunian, mediante alcuni studi e prove empiriche, hanno raccolto numerosi dati sulla correlazione tra il rischio di decadimento cognitivo lieve, demenza e diabete di tipo 2.

Gli studi condotti hanno scoperto un’associazione tra una via del recettore dell’insulina nel cervello e l’accumulo di patologie cerebrali specifiche dell’Alzheimer.

Recenti studi effettuati da Vahram Haroutunian, Ph.D., un professore della psichiatria e neuroscienza alla Scuola di Icahn di Medicina a Monte Sinai in New York City, NY, hanno portato all’ipotesi che i malati di Alzheimer che hanno assunto, o assumono medicinali anche per curare il diabete, presentano meno marcatori molecolari della condizione neurologica.

Questa scoperta ha aperto un’ampia frontiera di studi che  potrebbe influenzare i trattamenti di Alzheimer.

Il farmaco “triplo recettore agonista” o TA, sviluppato per curare il diabete, aiuta a non perdere la memoria, riduce le placche di beta amiloide tossica e l’infiammazione.

Gli studi clinici con una versione precedente di questo tipo di farmaco hanno già mostrato risultati molto promettenti nelle persone con morbo di Alzheimer o con disturbi dell’umore, ha aggiunto il professor Holsher.

I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista specializzata Brain Research.

 

 

 

 

 

 

 

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere informato iscriviti al nostro Canale Telegram o
seguici su Google News
.
Inoltre per supportarci puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, se vuoi
segnalare un refuso Contattaci qui .


Autore dell'articolo: Marco Vittoria