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Apollo 13: ” Houston, we had a problem here! “, storia di una missione durata 6 giorni ( 11 – 17 aprile 1970 )
Florida, lì 11 aprile 1970 ore 13:13:00 – A Cape Canaveral, isola Merritt, il lancio della missione Apollo 13: storia di un fallimento riuscito.
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JAMES A. LOVELL: “Ogni tanto pensavo alla possibilità che l’esplosione potesse abbandonarci in un’enorme orbita attorno alla Terra… La nostra missione è stata un fallimento, ma mi piace pensare che sia stato un fallimento riuscito”.
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La Missione Apollo 13, avvenuta in un periodo di euforia per la conquista dello Spazio, avrebbe dovuto rappresentare la terza missione lunare; ma molte cose sono andate storte ed hanno lasciato astronauti, responsabili ed appassionati col fiato sospeso fino all’ultimo istante.
A partecipare come equipaggio principale un terzetto di astronauti con esperienza e sangue freddo: il Comandante Jim Lovell, poi il pilota CSM Jack Swigert ed infine il pilota LM Fred Haise.
Mentre il team di supporto era formato da: Jack Lousma, William Pogue e Vance Brand.
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Giorni precedenti il lancio
La Missione spaziale Apollo 13 avrebbe dovuto rappresentare il terzo sbarco lunare della storia, con lancio previsto alle ore 13:13 di sabato 11 aprile 1970. Serpeggiava una sensazione di positività; a bordo astronauti esperti con un ragguardevole monte ore nello Spazio. Ma qualche indizio negativo iniziava ad emergere nei giorni precedenti il lancio.
Sostituzione pilota
A pochi giorni dal lancio, il 6 aprile 1970, si scoprì che Charles Duke (pilota di riserva del modulo lunare), era affetto da rosolia; mentre il pilota del modulo di comando, Ken Mattingly si rivelò privo di vaccinazione. Quindi per paura di un contagio, Ken Mattingly fu sostituito con Jack Swigert, il CMP di backup, che ebbe solo 2 giorni di tempo per addestrarsi.
Isolamento serbatoio di elio
Si presentò un secondo presagio durante le prove a terra, prima del lancio: alcune rilevazioni indicarono un potenziale scarso isolamento di un serbatoio di elio; un problema che avrebbe portato ad una situazione critica nella fase di discesa dell’LM, quindi fu deciso di modificare il piano di volo.
Anomalo funzionamento del serbatoio di ossigeno nr.2 serie 10024X-TA0009
JAMES A. LOVELL: “Stupido serbatoio di ossigeno numero 2“! Questo serbatoio fu montato prima sul modulo di servizio di Apollo 10 e poi installato con modifiche sull’Apollo 13. Fu testato in fabbrica ed anche durante il Countdown di prova, presso il Kennedy Space Center; ma si presentò un problema di svuotamento. Normalmente, nel corso delle prove, i serbatoi avrebbero dovuto svuotarsi di circa la metà; mentre il numero 1 seguì il giusto comportato, il numero 2 no (solo al 92%). A 2 settimane dal lancio ripresero le operazioni di distacco: il numero 1 ancora ok, ma il suo gemello ancora no. Il direttore del test, relativamente al serbatoio 2, decise di inserire nelle procedure una fase di “riscaldamento” dell’ossigeno residuo usando il riscaldatore elettrico all’interno del serbatoio, la tecnica funzionò.
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Storia Missione Apollo 13: 11 – 17 aprile 1970
Decollo ore 13:13 (19:13:00 UTC) – John F. Kennedy Space Cente
Vibrazione dopo 5 minuti dal decollo
Il motore centrale dello stadio S-II si spense 2 minuti prima; quindi, per compensare, i restanti 4 motori bruciarono per 34 secondi in più del previsto; inoltre il terzo stadio S-IVB dovette bruciare 9 secondi in più arrivare alla giusta orbita.
La lunga lista di contrattempi ha messo alla prova l’equipaggio a bordo della navicella spaziale, ma l’esplosione del modulo ha posto fine alla spedizione; inoltre ha ridotto le percentuali di successo del rientro degli astronauti.
55 ore dopo il lancio, 321860 Km dalla Terra: “Houston we had a problem here” – Esplosione del serbatoio di ossigeno numero 2
La testimonianza di Lovell:”Il serbatoio di ossigeno n. 2 è saltato in aria“, causando il malfunzionamento del serbatoio n. 1. Inoltre le luci di avvertimento allarmarono per la perdita di 2 delle 3 celle a combustibile, la principale fonte di elettricità. La conclusione? Addio alla normale fornitura di ossigeno, elettricità, luce ed anche alla possibilità di iniziare immediatamente un ritorno sulla Terra.
13 minuti dopo l’esplosione:
- Lovell comunica con la base: “Stiamo disperdendo qualcosa nello spazio“;
- poi Houston, Jack Lousma: “Roger, rilevo la dispensione“.
Era un ossigeno gassoso che stava uscendo ad alta velocità dal serbatoio. Alcuni astronomi ad occhio nudo da Houston riuscirono a vedere effettivamente la sfera di gas in espansione attorno al veicolo spaziale.
Mesi dopo, una volta completata l’indagine sull’incidente, fu stabilito che, il serbatoio n. 2 nell’esplosione aveva rotto una linea sul serbatoio n. 1, provocando la fuoriuscita di una delle valvole.
Modulo Lunare “Aquarius” utilizzato come navicella di ritorno
Con la pressione a 200 psi, l’equipaggio avrebbe perso tutto l’ossigeno ed anche l’ultima cella a combustibile sarebbe morta.
A 1 ora e 29 secondi dopo il botto:
- Jack Lousma disse: “Sta lentamente andando a zero e stiamo iniziando a pensare alla scialuppa di salvataggio LM“;
- Swigert rispose: “Questo è ciò a cui abbiamo pensato anche noi“.
Fù fatto un grande lavoro di squadra tra il personale di terra e quello di volo che ha portato a un ritorno di successo. La profonda conoscenza dei sistemi sei veicoli spaziali ha fatto la differenza. Arrivò il momento di controllare modulo lunare per il rientro. A solo 15 minuti di energia residua nel CM si decise di passare nel modulo lunare. Fred Haise: “Non pensavo che sarei tornato così presto“.
Tenuta del Modulo e risorse a bordo dell’LM
I materiali di consumo sarebbero stati sufficienti per tornare a casa? Fred Haise iniziò ad effettuare calcoli, tenendo presente che l’LM era stato costruito per una durata di 45 ore e che avrebbe dovuto estenderla a 90. La quantità di ossigeno avrebbe dato la giusta autonomia; mentre le batterie dell’LM avevano 2181 ore di ampere di riserva, misura che costrinse a ridurre il consumo di energia a un quinto del normale.
Il vero problema? L’acqua! Fred Haise pensò che si sarebbe esaurita a circa 5 ore prima dal ritorno sulla Terra; ma successivamente con un test di ingegneria dimostrò che i meccanismi avrebbero potuto sopravvivere 7-8 ore senza raffreddamento ad acqua. Gli astronauti decisero di ridurre il consumo dell’acqua ad un quinto della normale assunzione.
Inoltre Fred Haise calcolò non ci sarebbero stati problemi per le riserve di litio, utile a smaltire l’anidride carbonica dall’astronave; ma il modulo era predisposto per 2 astronauti non per 3, ben presto si accese la spia per saturazione da anidride carbonica.
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Ritorno e ammaraggio equipaggio Apollo 13 il 17 aprile 1970
Allineamento e spinta del Modulo Lunare (LM)
La grande domanda: “Come tornare sani e salvi sulla Terra?“; il sistema di navigazione LM non fu progettato per il ritorno sulla Terra. Il motore di discesa dell’LM avrebbe dovuto bruciare per 5 minuti per avere la giusta spinta e tornare verso casa. Swigert e Haise stavano fotografando superficie lunare quando Lovell disse loro: “Se non eseguiremo correttamente questa prossima manovra, non farete sviluppare le vostre foto!“; loro risposero: “Be’, tu sei già stato qui e noi no”. Alcune delle foto scattate si rivelarono molto utili.
Intorno alla navicella: uno sciame di detriti del modulo di servizio esploso, la luce del sole riflessa su questi frammenti di spazzatura; dunque per impostare un corretto allineamento fu impossibile prendere come riferimento una stella. Dal controllo a terra della missione arrivò un’idea, usare il Sole, anche se il suo grande diametro avrebbe potuto comportare un notevole errore.
Ultime ore ed ammaraggio: stanchezza, fame, umidità, freddo, disidratazione
Oltre alla mancanza di cibo, acqua, sonno (a causa del freddo) anche la brina sulle pareti interne. Fino a 4 ore prima dell’atterraggio, mantennero il modulo di servizio come schermatura; poi ci fu la picchiata verso l’Oceano Pacifico. I problemi non finirono fino agli ultimi istanti della discesa; infatti ci fu un silenzio radio di ben 6 minuti, contro l’usuale tempo inferiore a 3 minuti.
La storia dell’Apollo 13 finì bene. Alle 13:07 l’ammaraggio dell’Apollo 13 avvenne vicino a Samoa; subito dopo l’equipaggio, sano e salvo, venne soccorso della portaerei USS Iwo Jima.
Ascolta il messaggio dall’Apollo 13: “Houston, abbiamo avuto un problema!”
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