Caravaggio: la vita tra luce e oscurità.

Caravaggio: la vita tra luce e oscurità

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Caravaggio: il pittore che ha vissuto tutta la vita tra luce e oscurità.

Dal 6 ottobre 2018, si Apre a Milano, presso il Museo della Permanente, la mostra digitale dedicata al Caravaggio.  La mostra si chiuderà il 27 gennaio 2019.

La replica dell’indiscusso protagonista del 2017, ha richiamato all’appello i fan del pittore da tutto il mondo.

Il pittore Caravaggio è dentro la leggenda ed è protagonista indiscusso.

La mostra consta di 50 immagini fedeli all’originale in un percorso intitolato “Dentro Caravaggio”. L’obiettivo Milanese è di poter dare ai visitatori uno scorcio inaspettato della vita del pittore.

Avvenimenti e immagini inedite, che comprendono anche opere perdute. Evidenziano anche la personalità turbolenta del pittore più discusso del suo tempo.

Ancor oggi nel suo chiaro linguaggio contemporaneo, l’artista richiama a sé per la forte personalità espressiva dei suo quadri realistici e di infinito dinamismo.

Caravaggio e le opere maggiori.

La morte della vergine rappresenta il fulcro del pensiero religioso di Caravaggio.

Considerato sacrilego e non trascendente, il dipinto è realizzato per la Chiesa di Santa Maria della Scala. Inizialmente respinto e, acquistato poi nel 1607, passa dalle collezioni del Duca di Mantova, al Museo del Louvre, dov’è tutt’oggi.

Caravaggio, la Vergine

La Vergine

La Vergine è circondata dagli apostoli piangenti, sotto un grande drappo rosso che da un tocco teatralità all’ambiente cupo. Mostra un volto bello, ma disfatto dall’alito della morte. La mano sinistra cade abbandonata verso lo spettatore.  La destra, poggia sul ventre rigonfio.

La simbologia del dipinto, in antitesi con una madonna dal volto giovane, rispetto al passato è associata alla Chiesa stessa.

Il ventre gonfio (si diceva che si fosse ispirato ad una prostituta morta nel Tevere ) non rappresenta il rigonfiamento dopo la morte.  Ma la religione intesa dal pittore come saldo principio.

Un ” ventre pieno di Grazia “, sempre gravida come la ” Grazia Divina “, ovvero il Corpo di Cristo.

Gli Apostoli sopraffatti dal dolore, sono illuminati dalla sua luce, e si dispongono in modo da formare con il braccio della vergine, una croce trasversale.

Caravaggio, la storia del mito

Grazie all’appoggio del Cardinale Federico Borromeo, il maggiore esponente della nuova controriforma cattolica, Caravaggio fu  interprete autonomo della stessa controriforma.

A tratti esagerato nei suoi dipinti, rispecchia perfettamente la nuova corrente di pensiero che mira a un ritorno alla purezza e alla povertàCiò significa un ritorno alle origini della Chiesa stessa, in netta contrapposizione con lo sfarzo rinascimentale.

Probabilmente l’incontro tra Caravaggio e Borromeo, avviene nel 1595, quando il Cardinale affida all’amico del Monte, i lavori di pittura per l’Accademia di San Luca.

Borromeo è anche parente di Costanza Colonna marchesa di Caravaggio, al cui servizio c’è il padre del pittore. Se ne deduce che forse era una vecchia conoscenza.

Nel 1597, due anni dopo, finanzia anche la costruzione dell’altar Maggiore della chiesa dei Filippini; la già Santa Maria in Valicella.

Nel 1602, Caravaggio dipinge per la stessa chiesa ” Deposizione ” attualmente situata nella pinacoteca Vaticana.

Deposizione

Caravaggio, Deposizione

In “deposizione” un impatto molto forte, quasi violento. Notiamo subito il contrasto con i dipinti prematuri.

Il pesante impatto drammatico è reso profondo dalla stessa composizione.

La sensazione è che il soggetto, nasce quasi dall’oscurità nel gioco di luci e ombre.

 Incarna la passione del Cristo.

I personaggi compressi tra loro, mostrano una grave plasticità. Tutto assume una caratteristica monolita.

Sullo sfondo buio a destra, con le braccia sollevate al cielo (come a emulare la croce) c’è la Maria di Cheofa.

La Vergine, coperta dal velo, con il volto segnato dal tempo, protende la mano a mezz’altezza.

Il Corpo di Gesù scolpito dall’impeccabile chiaroscuro, sorretto dal San Giovanni, appare con il braccio in appiombo che tocca terra mentre tocca il sepolcro.

Caravaggio, il pittore degli umili.

La bellezza dello straordinario effetto ottico è data dalla pietra, che da sola allude al Cristo stesso.

Rende a regola d’arte l’effetto trompe l’oeil, grazie all’angolo che sporge verso lo spettatore.

Sembra quasi voler uscire dal quadro.

In basso a sinistra, una pianta verde, (più volte rappresentata nei lavori del Merisi) rappresenta la resurrezione.

La vergine, con il volto rugoso e segnato dal dolore di una madre che perde un figlio, rende quella che è la sua umanità.

Il San Giuseppe, dal volto simile a quello di un contadino, evidenzia tratti marcati e accentuati dalle orbite infossate. Le Gambe, rozze, possenti segnate dalle vene, ne danno un accento ponderoso.

Il messaggio è rivolto dunque ai poveri e agli umili, non a caso egli è definito:

 ” pittore degli umili “.

Insieme a questa, anche ” San Matteo e l’Angelo ” 1601 (museo di Berlino). Poi La ” Vocazione di San Matteo  ” 1599-1600 (Roma, chiesa di San Luigi dè Francesi.

Queste opere,  nel mondo ecclesiastico non sono accettate.

Opere considerate indecorose.

vocazione

Eppure, nella ” Vocazione ” stessa, è racchiuso un messaggio importante: la conversione.

L’opera narra la storia della redenzione di Matteo, poi Santo, che da esattore delle tasse e peccatore si redime. La scena mostra Gesù nel riquadro a destra. Al suo fianco c’è Pietro, simbolo della chiesa stessa.

Il gesto di alzare il braccio, proteso verso Matteo è illuminato dalla luce: la ” grazia divina” che attira sia lo sguardo del santo, che quello di altri due giovani. Caravaggio, nel rappresentare il denaro a sinistra, sottintende la cupidigia terrena.

Quasi contemporaneo è il ” Martirio “. La luce gioca un ruolo fondamentale.

Martirio di San Matteo

Il bagliore squarcia le tenebre con veemenza e fa risaltare al centro il carnefice che atterra e trafigge Matteo.

Dal costato del Santo sgorga del sangue come in quello del Cristo. In alto, l’angelo porta la palma simbolica del martirio, alla mano protesa del ferito.

Il riverbero esplode nel tumulto. Il ragazzino a destra fugge inorridito. A sinistra, con la luce che scolpisce ogni singolo personaggio, la folla è sgomentata.

Sul fondo a destra, l’uomo con il cappello, altri non è che lo stesso Caravaggio,  dal volto addolorato, spettatore passivo di tutta la scena.

Sul volto dell’oppressore, c’è lo stesso sgomento; la luce che irradia il Santo è della stessa intensità del perdono.

Caravaggio e gli anni a Napoli

Dopo essere fuggito da Roma, dipinge la Madonna del Rosario, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

L’opera è destinata a Luigi Carafa Colonna, Nipote della marchesa omonima, protettrice del Caravaggio. Dipinta per la festività del Rosario è istituita per festeggiare la Vittoria di Lepanto contro i turchi del 7 ottobre 1571.

Tra le opere più affascinanti c’è ” sette opere di misericordia “oggi a Napoli, nella Chiesa di Pio Monte della misericordia.

Sette opere di misericordia

La composizione è estremamente dinamica. La rappresentazione scandisce i singoli episodi.

Ben scandita e suddivisa dagli stessi piani illuminati nell’intersecazione di luci e ombre. Si notano oltretutto anche gli spazi vuoti e riempitivi degli edifici.

Le scene hanno una forte vitalità che si svolge dal basso verso l’alto, come in opposizione.

Caravaggio e le sette opere di Misericordia.

Le figure del quadro sono una scelta attenta al soggetto e alla mera rappresentazione delle vicende evangeliche.

A destra:

  • seppellire i morti, dove c’è il trasporto di un cadavere del quale si vedono solo i piedi.
  • visitare i carcerati
  • dar da mangiare agli affamati.

A sinistra:

  • vestire gli ignudi, (riferito a San Martino, che donò al povero una metà del suo mantello).
  • curare gli infermi, San Martino che nello stesso soggetto curò anche un giovane storpio.
  • Dar da bere agli assetati. Nella parabola di Sansone, che nel deserto beve da una mascella d’asino, l’acqua che il signore ha fatto miracolosamente sgorgare.
  • ospitare i pellegrini. Allude alla figura dell’uomo, che indica al viandante, ritratto nelle vesti di San Giacomo.

Successivamente dipinge “La Flagellazione”. I corpi, massicci e possenti, (che hanno perso un po’ la plasticità iniziale), sembrano scolpiti dalla luce.

La Flagellazione di Cristo

I corpi gretti dei due carcerieri sono la tipicità del Caravaggio, con un richiamo, sebbene meno evidente nella plasmabilità a ” deposizione “.

I carcerieri sono sfumati dall’ombra stessa. La stola bianca, più volte ripetuta nei suoi quadri, è un forte richiamo al “tema della lacrima“.

Caravaggio e l’arrivo a Malta

Merisi si reca a Malta. Era il 1607. Arrivato alla Valletta, il suo lavoro assiduo, lo ha strappa alla povertà e lo fa ammettere nell’Ordine dei Cavalieri.

In quel periodo i Dipinge un paio di ritratti del Cavalier Adolf de Wignacourt, oggi al Louvre, gran Maestro dell’Ordine;

Nel 1608, dipinge, ” Decollazione di San Giovanni “, rimasto a La Valletta.

Decollazione di San Giovanni

Il martirio del protagonista ha lasciato la critica sconcertata.

Nel dipinto si nota il sangue che sgorga dal collo del Santo, Caravaggio si firmerà << F ( rà ) Michel Angelo >>. L’allusione è alla pena capitale che lo perseguita provocandogli angoscia.

dettaglio

Dello Stesso anno: ” Seppellimento di Santa Lucia “, Siracusa Chiesa di Santa Lucia.

Resurrezione di Lazzaro”  1609, Messina, Museo Regionale. “Adorazione dei Pastori1609, Messina Museo regionale.

Molti dei quadri dipinti dal Caravaggio, proprio a causa dei soggetti non concordi con l’iconografia classica, furono destinati a collezioni private.

Caravaggio e il ritorno a Napoli. Era l’autunno del 1609.

Al suo rientro, subisce un’aggressione. Riporta  gravi lesioni. Le fonti parlano di un arresto.

Sotto il dominio Spagnolo, a Napoli, spiccava la figura del viceré Juan Alonso Pimentel y Herrera.

Le sue opere sono famose e viene trattato con un occhio di riguardo. Continua a lavorare.

Caravaggio: “David con la testa di Golia1610.

Oggi il quadro si trova a Roma, presso la Galleria Borghese. Rappresenta il ” canto d’addio”, del pittore.

Nell’opera funesta, lo spazio nasconde parzialmente David. Nella penombra si scorge appena la mano che regge la spada affilata.

Si ha la sensazione che il corpo, si formi dalla rifrazione della luce, che fa perdere la durezza dei corpi visibili in altri dipinti.

Un giovane, David tiene con mano ferma, la testa di Golia dalla fronte insanguinata, perché colpito da una sassata. Golia è lo stesso Caravaggio, in un’auto ritratto provocatorio.

La fine che avrebbe fatto se non avesse ricevuto la Grazia. Segno del suo pentimento e della sua Redenzione.

L’autore ammette la propria colpa, ricordando l’invocazione alla misericordia e del perdono al Pontefice.

La grazia, come sappiamo, arriva. Ma nulla lo ripaga delle notti insonni, in preda all’ansia e all’inquietudine che finiscono per cambiarlo.

Il sentimento, che notiamo nelle opere ultime, è fonte di tutto questo marasma. Forse è lo stesso motivo per il quale le ” teste mozzate ” di Caravaggio hanno un particolare in più.

le teste continuano a urlare anche dopo il decesso. Simbolo di una morte più profonda, che va oltre quella fisica del corpo. La morte dell’anima, che grida la sua eterna dannazione.

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24