Nemmeno ieri l‘ospedale londinese dove era ricoverato Charlie Gard era riuscito a trovare un accordo con i genitori del bambino relativamente a dove il bimbo avrebbe potuto trascorrere gli ultimi giorni di vita. I coniugi Gard erano anche riusciti a trovare un ventilatore, del personale specializzato ed un medico che avrebbero assistito il piccolo. I medici dell’ospedale londinese sono stati irremovibili, ed hanno impedito con tutte le loro forze, che Charlie potesse tornare a casa e morire nella sua culla.
Ieri il giudice aveva imposto ai genitori ed ai responsabili dell’ospedale di trovare un accordo su quanto tempo doveva passare tra il momento in cui Charlie Gard sarebbe stato dimesso dal Gosh, l’ospedale londinese in cui era ricoverato, e la sua morte, che è avvenuta oggi per il distacco della macchina per la respirazione assistita. I genitori e l’ospedale non avevano trovato l’accordo, e quindi la legge inglese aveva disposto il trasferimento del bambino in un hospice, una struttura per malati terminali.
Per Charlie Gard qual era la differenza tra un hospice e l’ospedale?
L’unica differenza tra l’hospice e l’ospedale consisteva in quanto tempo Charlie Gard avrebbe potuto ancora vivere prima che venisse eseguita la sentenza di morte. Nel caso specifico, nell’hospice scelto dal rappresentante della legge, il respiratore è stato staccato poco dopo, mentre se i genitori fossero riusciti a trovare una equipe medica disponibile, allora questi ultimi avrebbero potuto tenere Charlie in vita qualche giorno in più.
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La storia di Charlie Gard, se ci pensate è paradossale. Da una parte abbiamo assistito l’eroica ed umana resistenza di due genitori che non solo stavano perdendo il loro amato figlio, ma che sono stati anche costretti a subire lo stress di ore di tribunale, e a contrattare su quanto tempo il loro figlio avrebbe potuto ancora vivere, mentre sicuramente l’unica cosa che avrebbero voluto era stare insieme al loro piccolo nel migliore modo possibile.
La mamma, così come riportato da altre testate, iero ha lasciato l’aula del tribunale in lacrime, prima che il giudice comunicasse la sua decisione. Nessun giornalista ha però fatto menzione alle parole che la signora Gard ha rivolto al giudice: “Cosa faresti, se fosse tuo figlio? Spero che tu sia in pace con te stesso”
Perché nei confronti di Charlie Gard c’è stata tanta durezza e rigidità da parte del Gosh?
La presa di posizione del Gosh è stata a dir poco ridicola, si sono attaccati al fatto che il respiratore non avrebbe mai potuto entrare in casa Gard a causa delle scale, angoli e spigoli. Dato prontamente smentito dal padre del piccolo Charlie, che ieri su twitter aveva scritto che la loro casa è a piano terra e senza scale.
Secondo il Gosh, il piccolo soffriva (cosa mai dimostrata) e quindi la cosa migliore da fare, nell’interesse del bambino, era farlo morire. Al piccolo Charlie Gard non è stato permesso di morire a casa propria, poichè secondo i responsabili dell’ospedale vi erano problemi logistici e pratici inerenti la sicurezza del bambino.
In realtà il sospetto è che l’ospedale londinese volesse a tutti i costi che la sentenza venisse eseguita, non voleva correre rischi. Cosa sarebbe accaduto se una volta a casa il bimbo non sarebbe morto subito? Se i genitori non avessero avuto la forza di staccare la spina? Al di fuori della struttura, l’ospedale non avrebbe potuto gestire la vita di Charlie, che sarebbe tornata nelle mani di chi lo amava. Per il Gosh e per la giustizia inglese sarebbe stata una sconfitta pazzesca. Il piccolo Charlie Gard è stato condannato a morte e giustiziato, senza nessuna possibilità di salvasi, così come ha stabilito fin dall’inizio il Gosh, facendo perdere tempo e negando al bambino e ai genitori la speranza di una cura.