Facebook in un prossimo futuro sarà a pagamento? Le dichiarazioni di Mark Zuckerberg rilasciate al Congresso degli Stati Uniti in seguito allo scandalo che ha coinvolto il social network sembrano andare in questa direzione.
L’apertura di Zuckerberg
Nell’ambito dell‘interrogazione subita al Congresso, il senatore repubblicano Orrin Hatch ha chiesto a Zuckerberg se la piattaforma rimarrà sempre gratuita, e Zuckerberg ha risposto: “Sì, ci sarà sempre una versione gratuita di Facebook”. A questa dichiarazione, apparentemente di chiusura verso un pagamento futuro della piattaforma, ne sono però seguite altre. La prima di queste è stata quando il Ceo di Facebook ha ammesso la possibilità di introdurre un pacchetto “Premium” a pagamento del social. E’ evidente dunque, che si stia considerando una “rivisitazione” di Facebook, o, perlomeno, il lancio di una nuova versione che non sia espressamente legata alla pubblicità, come accade ora. Zuckerberh ha dichiarato che “in generale crediamo che il modello basato sulle pubblicità sia quello giusto per noi, ma consideriamo ovviamente idee come quella, ed è ragionevole rifletterci”.
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Facebook: quale futuro?
A questo punto è lecito domandarsi quale futuro avrà Facebook. La verità sembra stare nel mezzo. La versione che tutti conosciamo del social network sarà sempre gratuita, ma ci saranno alcune applicazioni che potrebbero diventare a pagamento.
Per quel che riguarda la questione privacy, Il Ceo ha negato di aver violato l’ordine della FTC del 2011 sulla protezione dei dati degli utenti e ha dichiarato che gran parte del clamore dello scandalo è stato suscitato dal fatto che moltissimi utenti non leggono i termini d’uso dei vari servizi online. Zuckerberg ha anche smentito le accuse sullo sfruttamento dei dati raccolti da Cambridge Analytica da parte di Russia e Cina.
Alla fine, però, la questione della privacy è venuta fuori con una semplice domanda: il senatore democratico Dick Durbin ha chiesto a Zuckerberg il nome dell’albergo in cui aveva pernottato, cosa che l’interrogato non ha voluto rivelare. A quel punto il senatore ha commentato: “Stiamo parlando proprio di questo. Il tuo diritto alla privacy, i limiti dello stesso, e come vengono offerti i dati nell’America dei nostri giorni”. Di fatto un nodo che è ancora irrisolto.