Il turismo invernale aspetta lo sci. La chiusura degli impianti per la maggior parte della stagione, ha creato non pochi disagi agli operatori del settore
Ecco un altro ambito danneggiato e non poco dall’emergenza sanitaria: il turismo invernale che ora attende la riapertura delle piste da sci per rinascere.
Infatti se si guardano ai dati il calo è devastante; pima del lockdown (gennaio e febbraio 2020) sulle Dolomiti venete è stato registrato un incremento pari al 17% nelle presenze (825.721) rispetto all’anno precedente. A marzo 2020 invece il crollo e la netta perdita da 295.725 presenze del 2019 a 70.993 del 2020
Il prossimo 15 febbraio dunque si potrà tornare a sciare in zona gialla? Ci sarebbe l’ok del Comitato tecnico scientifico, una notizia che sicuramente fa sorridere gli imprenditori del settore.
Una decisione che inoltre, secondo Coldiretti che può avere effetti non solo sulle piste ma anche sull’intero indotto delle vacanze in montagna: dall’alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi.
La riapertura degli impianti è attesa da 3,5 mln di italiani che ritengono prioritario far ripartire la stagione sulla neve
A tal proposito prosegue Coldiretti:
Proprio dal turismo invernale dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole.
Esse infatti, con le attività di allevamento e coltivazione, svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento.
Con le presenze praticamente azzerate nel momento più importante della stagione, si guarda ora con fiducia all’ultimo scorcio; con la speranza cioè che le aspettative non siano vanificate dall’aumento dei contagi e dall’andamento climatico avverso.
L’economia che ruota intorno al turismo invernale ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.
Intanto, a livello sportivo, l’Italia guarda ai Mondiali di Cortina 2021 al via domani e che proseguiranno fino a domenica 21.