Lo spazio è indubbiamente ricco di meraviglie e di tesori di inestimabile valore. Basti pensare alle galassie, alle nebulose, ai pianeti, ai buchi neri, alle stelle e a tanto altro. Una recente scoperta ha aggiunto ulteriore fascino all’universo. Questa scoperta è una medusa spaziale.
La scoperta della medusa spaziale
La medusa spaziale scoperta di recente non è un essere vivente come le meduse marine, come potrebbe sembrare, ma si tratta invece di un fenomeno spaziale altrettanto spettacolare. Ciò ovviamente non toglie il fatto che esistono forme di vita extraterrestre.
Detto ciò, la medusa spaziale è un fenomeno che sembra un qualcosa di onirico e dimostra la straordinaria bellezza del cosmo.
Tale medusa spaziale è stata rilevata da un gruppo di ricercatori italiani ed australiani che con uno studio ha dimostrato l’esistenza di questo oggetto davvero meraviglioso. In particolare è stato il ricercatore della Curtin University (Australia) di nome Terrance Hodgson (autore principale dello studio) ad aver scoperto inizialmente questa medusa spaziale.
Il rilevamento è avvenuto tramite il Murchison Widefield Array, un insieme di antenne a bassa frequenza per la ricerca spaziale, che fanno parte del vasto osservatorio radioastronomico australiano di Murchison del CSIRO (l’agenzia governativa australiana per la ricerca scientifica).
Incredulo, il ricercatore principale ha chiesto un parere alla sua consulente di nome Melanie Johnston-Hollitt; visto che quell’oggetto sembrava un errore del computer, dato l’insieme delle anomalie della scoperta e della sua insolita forma.
Successivamente il gruppo di ricerca ha rianalizzato quell’oggetto e ha confermato la sua esistenza. Il fatto che la sua forma ricorda una medusa è l’ennesima dimostrazione che l’universo è ricco di tesori e misteri da svelare. Ma non è la prima volta che lo spazio ci offre spettacoli di forme incredibili e di forme che ci risultano “familiari”. Basti pensare alla nebulosa testa di cavallo, alla nebulosa occhio di Dio e alla nebulosa farfalla. Si ha come la netta sensazione che in qualche modo tutto l’universo sia collegato ed interconnesso, generando anche forme simili.
Ma le caratteristiche insolite della medusa spaziale non finiscono qui e danno vita ad un connubio perfetto tra spettacolarità e mistero.
Le anomalie della medusa spaziale
Innanzitutto, prima di parlare delle altre anomalie di questo oggetto spaziale, bisogna dire che è situato a ben 310 milioni di anni luce dalla Terra, nella Costellazione della Fenice. Rientra poi nell’ammasso di galassie denominato Abell 2877.
Oltre alla sua forma particolare, la medusa spaziale ha anche una caratteristica davvero bizzarra. Infatti ha una frequenza molto bassa, sotto i 200 mHz. Tentando di osservarla ad una frequenza maggiore la medusa spaziale perde visibilità, diventando irrilevabile.
Non è un caso quindi che finora questo misterioso oggetto spaziale era rimasto inosservato, infatti la maggior parte dei radiotelescopi lavora a frequenze maggiori.
In poche parole la medusa spaziale è una sorta di “fantasma”.
Le sue dimensioni, inoltre, sono impressionanti, infatti si estende per circa 1.2 milioni di anni luce. Per fare un esempio bisogna dire che un solo anno luce corrisponde a ben 9000 miliardi di chilometri! Stiamo quindi dinanzi a proporzioni immense e difficilmente immaginabili.
Giusti a questo punto, però, è lecito domandarsi su che cos’è effettivamente questa spettacolare medusa spaziale.
Le possibili spiegazioni
Stando alle ipotesi dei ricercatori, questa medusa spaziale è anzitutto un getto di plasma. Per chi non lo sapesse il plasma è formato da gas ionizzati, in poche parole “arricchiti” e “carichi” di elettroni con carica positiva o negativa.
Data la sua bassa frequenza, la medusa spaziale rientra negli USS (acronimo di Ultra – Steep – Spectrum), ovvero a spettro di emissione ultra ripido, in pratica getti di plasma a bassa frequenza. L’oggetto in questione è stato denominato quindi USS Jellyfish, che ricorda il nome anche di futuristiche navi spaziali.
L’origine del plasma che forma la medusa spaziale probabilmente è da ricondursi ad un insieme di buchi neri supermassicci che hanno rilasciato appunto del plasma all’incirca 2 miliardi di anni fa; rientrando nella cosiddetta “archeologia cosmica”. Probabilmente buchi neri situati nei nuclei galattici (molto attivi) delle vicine galassie che formano l’ammasso Abell 2877.
In seguito il plasma dei vari buchi neri (e probabilmente anche di stelle supermassicce e di altri oggetti sconosciuti) ha formato questa gigantesca medusa spaziale.
Un “nuovo inizio”
Nei successivi 2 miliardi di anni ha però perso energia e si è “spenta”. Una “recente” onda d’urto (mista ad elettroni e al movimento del plasma stesso), probabilmente generata dalla formazione di un buco nero o da qualche altro fenomeno noto o sconosciuto (non si escludono nemmeno collisioni tra galassie dell’ammasso galattico Abell 2877 o altre, emissioni radio di radiogalassie o esplosioni di supernove), ha “riacceso” il plasma rendendolo di nuovo visibile; ma dato che l’onda d’urto è “flebile” la medusa spaziale è osservabile appunto a basse frequenze.
Gli scienziati ovviamente non escludono nemmeno che la medusa spaziale osservata era in fase di “spegnimento” dall’originaria formazione e non di “riaccensione”.
L’insieme di tutto questo ha dato vita allo spettacolo osservato di recente in Australia.
Misteri da svelare
Il mistero ancora rimane e l’origine della medusa spaziale non è chiara al 100%. In ogni caso è la prima volta nella storia dell’astronomia che viene rilevato un oggetto simile; e sicuramente l’universo ne è pieno. Gli studi ovviamente vanno avanti e tale scoperta incentiva ulteriormente la messa a punto dello Square Kilometre Array.
Lo Square Kilometre Array è un importante progetto internazionale con quartier generale all’osservatorio Jodrell Bank (dotato di vari radiotelescopi) in Inghilterra. Tale progetto forma una vasta rete di radiotelescopi (situati in Australia e in Sud Africa) per sondare lo spazio a varie frequenze con più precisione. Analizzando meglio lo spazio, la misteriosa radiazione fossile e lo spazio profondo; facendo rientrare anche gli oggetti a bassa frequenza come la medusa spaziale.
Gli studi a riguardo non solo possono far comprendere nuove meccaniche spaziali, ma possono far scoprire nuovi oggetti spaziali. Con scoperte fenomenali. Queste notizie ovviamente dimostrano ulteriormente la bellezza, la grandezza e la meraviglia dello spazio.
Fonte immagine: Esquire
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