Negozi virtuali? Certo che sì: boom dell’e-commerce. Un’indagine di Unioncamere dimostra che in 10 anni sono triplicate le aziende che vendono sul web
Il pensiero corre ovviamente a colossi come Amazon, Zalando, Booking etc… ma di negozi virtuali dal 2009 ad oggi ne sono sorti 14mila in più.
Basta pensare che anche Facebook si da imponendo in questo settore con il suo Marketplace che sembra far decollare ancora di più le spese online.
Negozi virtuali che attualmente, vendono di tutti: dall’arredamento alla pesca passando per i casalinghi, i prodotti farmaceutici fino a toccare il settore delle pompe funebri.
A questo punto sono dunque necessarie delle cifre circa il boom di negozi virtuali nel nostro paese che vede il Sud dominare sul Nord
Alla fine di dicembre 2018 infatti le imprese del commercio operanti nella vendita al dettaglio su internet hanno superato la boa delle 20mila unità.
Il ritratto del fenomeno emerge dai dati elaborati da InfoCamere e Unioncamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Un risultato che quindi certifica come il ‘boom’ delle imprese di vendita via internet (circa 14mila imprese in più in dieci anni) sia a stento riuscito a compensare la contrazione di operatori al dettaglio: -16mila unità.
Confrontando poi il segmento delle vendite web con l’intero mondo del commercio, tra il 2009 e il 2018 le imprese della vendita al dettaglio attraverso internet sono infatti aumentate di 8.994 unità; pari a una crescita media del 24% all’anno.
Nello stesso periodo, l’insieme del settore del commercio al dettaglio ha “perso” circa 16.400 imprese, pari ad una riduzione del 2% nel decennio (passando da 866mila a 850mila unità).
Le opportunità di aprire negozi virtuali, come si diceva sopra, hanno stimolato più di ogni altri gli imprenditori del Sud
In termini assoluti le regioni a più alta crescita sono state Lombardia, Campania e Lazio (rispettivamente +2.634, +2.018 e +1.555 unità).
Ma in termini relativi quelle che sono cresciute a ritmo più sostenuto sono state Campania, Abruzzo e Calabria (tutte oltre la media del 35% all’anno).
Dietro di loro Puglia, Basilicata e Sicilia con aumenti medi superiori al 25% in ciascuno dei dieci anni considerati.
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