Un recente studio ha messo in luce come il morbo di Parkinson potrebbe avere origine nell’appendice e non direttamente nel cervello.
Parkinson: l’appendice è la responsabile
Il morbo di Parkinson una patologia degenerativa che comporta tremori e rigidità.
Sempre più persone, non necessariamente anziane, vengono colpite con un pesante deterioramento della qualità della vita.
A lungo andare si perde la propria autosufficienza, si è impossibilitati ad uscire di casa e, a poco a poco, viene sconvolta l’esistenza propria e dei familiari e partner.
Per anni si è pensato che la causa del morbo fosse la morte delle cellule cerebrali, causata dall’accumulo di una proteina chiamata sinucleina che, se si aggrega, forma cumuli pericolosi e letali per il corretto funzionamento cognitivo.
Dunque la malattia avrebbe origine direttamente nel cervello, secondo le teorie classiche portate avanti fin’ora.
Tuttavia, negli ultimi anni, sono stati svolti studi che mettevano in dubbio le tesi classiche e individuavano nell’appendice, e non nel cervello, il terreno d’insorgenza del morbo di Parkinson.
Nuovi studi sul Parkinson
La scienziata Viviane Labrie, del Van Andel Research Institute in Michigan, ha deciso di affrontare la questione con lo studio più grande e più lungo fino ad oggi, esaminando i dati sanitari di 1,6 milioni di svedesi in 52 anni.
Coloro ai quali era stata asportata l’appendice in giovane età avevano quasi il 20% di possibilità in meno di sviluppare il Parkinson in età avanzata.
Il team di Labrie ha anche esaminato 48 appendici prelevate da persone con e senza Parkinson: dai risultati è emerso che in quasi tutte le fibre nervose dell’organo delle persone ammalate era presente la sinucleina aggregata.
Gli studi sono ancora da approfondire e sviluppare ma ci sono ottime possibilità di fare passi avanti in termine di prevenzione o diagnosi precoce in modo da intervenire prima che il morbo diventi altamente invalidante.