Pena di morte, il report di Amnesty International. L’associazione internazionale redige il bilancio delle esecuzioni riferito al 2018
L’uso della pena di morte nei vari paesi del mondo, una pratica barbara ancora in uso anche se dai dati dello scorso anno, si nota un notevole calo di questa pratica.
Un calo che Amnesty stima del 30%, una percentuale sorprendentemente alta, la più alta in questi ultimi 10 anni.
Dati che, inoltre, derivano della riduzione delle esecuzioni in paesi come:
- Iran,
- Iraq,
- Pakistan,
- Somalia.
Altro fattore importante è il processo che porta alla graduale abolizione totale delle esecuzioni mortali
Un esempio ne è infatti il Burkina Faso che ha abolito la pena di morte dal codice penale a giugno 2018
Così come, nel febbraio 2018, il presidente del Gambia ha proclamato una moratoria ufficiale sulle esecuzioni.
Non solo, a settembre il paese ha sottoscritto il Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, avente lo scopo di promuovere l’abolizione della pena di morte.
Ancora: il governo della Malesia ha stabilito, a luglio, una moratoria sulle esecuzioni e, in ottobre, ha annunciato la futura riforma delle leggi in materia di pena di morte.
Nello stesso mese, la legge sulla pena capitale è stata dichiarata incostituzionale anche nello stato di Washington.
Andando quindi nel dettaglio, il report annuale di Amnesty ha evidenziato come in Iran, per esempio, le esecuzioni da circa 507 nel 2017 sono passate ad almeno 253 nel 2018 (-50%).
In Iraq invece, il passaggio è da almeno 125 ad almeno 52 e da almeno 60 ad almeno 14 in Pakistan.
La Somalia a sua volta, ha dimezzato il totale delle esecuzioni, 13 nel 2018 rispetto alle 24 del 2017.
La preoccupazione dell’Organizzazione in realtà è per l’America dove le esecuzioni sono aumentate per il secondo anno consecutivo (da 23 nel 2017 a 25 nel 2018)
Anche il numero delle condanne a morte vede un leggero calo: nel 2018 sono state 2.531 contro le 2.591 registrate nel 2017.
Il rovescio della medaglia sta invece nel numero più elevato di condanne a morte imposte in Egitto (78%): da almeno 402 nel 2017 ad almeno 717 nel 2018.
L’Iraq ha quadruplicato il suo numero di sentenze capitali, da almeno 65 nel 2017 a circa 271 nel 2018.
Emirati Arabi Uniti, Ghana e Kuwait hanno quasi raddoppiato nel 2018, a confronto col 2017, le sentenze emesse di condanna a morte.
I valori complessivi del Ghana sono aumentati a 12, dai 7 di partenza; il Kuwait è passato da 15 a 34, gli Emirati Arabi Uniti da 5 a 10.
Infine le sentenze capitali in Libia sono aumentate da 3 ad almeno 45, quale esito di un caso con 45 imputati coinvolti.