Prevenzione tumori al seno, la svolta in un algoritmo? La scienza progredisce di giorno in giorno, i ricercatori fanno sempre passi da gigante
Il Covid-19 non ha fermato la ricerca per debellare alcune malattie per esempio, la prevenzione tumori al seno, avrebbe un nuovo alleato: un algoritmo.
La scoperta è dunque dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, che ha identificato un modello di previsione del rischio individuale di metastasi per personalizzare le terapie.
Studio a sua volta presentato al congresso della Società americana di oncologia clinica (ASCO) e sostenuto dalla Fondazione AIRC; da medesimo congresso inoltre arrivano buone notizie arrivano anche sul fronte delle cure con nuovi dati dio efficacia dell’immunoterapia.
L’algoritmo scoperto dai ricercatori di Milano in materia di prevenzione tumori al seno, potrebbe essere un importante punto di riferimento per gli oncologi
I risultati infatti pare siano eccellenti: testato su oltre 1.800 pazienti arruolate allo Ieo, il modello ha dimostrato che la sua capacità di stimare il rischio recidiva entro 10 anni dalla diagnosi.
Un dato anche superiore rispetto ai parametri clinico-patologici comunemente utilizzati nella pratica clinica.
Alla base della ricerca c’è la combinazione del predittore genomico, ovvero un gruppo di geni che forma una “firma molecolare” (StemPrintER), con due parametri clinici: stato dei linfonodi e dimensione del tumore.
Pier Paolo Di Fiore, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università Statale di Milano, dichiara:
In sostanza, abbiamo creato un nuovo modello di rischio, che associa, per la prima volta, dati clinici e dati genomici.
Studi sugli algoritmi per prevenire le forme tumorali, messi in risalto alcuni anni fa
Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), infatti rese nota una ricerca svolta da un team di ricercatori guidato da Manisha Bahl, del Massachusetts General Hospital di Boston.
Alla base di quello studio sia fattori di rischio tradizionali, come età e lesioni istologiche, insieme a caratteristiche uniche, come le parole che compaiono nel report della biopsia.
Per validarlo, poi, i ricercatori americani hanno prima verificato la sia efficacia su 671 biopsie che avevano evidenziato lesioni ad alto rischio in 654 donne; per testarlo, quindi, su 335 biopsie, sempre con risultati di lesioni ad alto rischio, da 332 pazienti.
Tra tutte le 1.006 lesioni, 115, pari all’11,4%, sarebbero avanzate poi a tumore.
Constance Lehman, direttore del Breast Imaging all’ospedale di Boston aggiunse:
L’algoritmo, dunque, potrebbe ridurre di quasi un terzo la chirurgia inutile in questa popolazione di pazienti.
Potrebbe altresì sostenere l’utilizzo di approcci più mirati e personalizzati per la cura delle pazienti.
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