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Red Canzian: un musicista con una carriera straordinaria (Capsicum Red, Osage Tribe, Pooh e solista)che va avanti da ormai quasi cinque decenni.
Lo abbiamo incontrato ed intervistato per voi in occasione di un suo concerto a Pescocostanzo in vista della data del 16 agosto a Pescara al Teatro D’Annunzio.
Analogie e differenze tra i primi due album (“Io e Red” e “L’Istinto e le Stelle”) e l’ultimo “Testimone del Tempo”?
I primi due son diversi fra loro. “Io e Red” è molto simile all’ultimo (“Testimone del Tempo”) come spirito. Il secondo è stato un disco molto bello e tutto sommato di passaggio, sereno dove non mi ponevo il dubbio di dover camminare con le mie gambe da solo. “Io e Red” era pensato per fare qualcosa di mio. Tutti e tre sono chiaramente cose mie ma diciamo che “Io e Red” e “Testimone del Tempo” si assomigliano come spirito perché sono quei dischi che stanno in piedi da soli.
Con che criterio hai scelto le collaborazioni presenti in “Testimone del Tempo”?
Avevo in mano le musiche e mi chiedevo: “questa chi potrebbe farla?”. Poi li chiamavo e chiedevo: “Senti, hai voglia di fare un pezzo con me?”. Sono tutti amici che hanno acconsentito e la seconda cosa che mi hanno detto è stata: “fammi sentire il pezzo”; erano musiche cantate in finto inglese come scrivo io; sono nate molto spontanee, sincere, veloci, senza lotte.
Parlaci dell’esperienza sanremese… Come hai vissuto la competizione con i tuoi ex band mate Roby e Riccardo?
Beh quella si poteva anche evitare, nel senso che ha creato un po’ di polemiche tra i giornalisti che purtroppo si aggrappano a queste cose; era meglio se non eravamo tutti là; sembrava un concerto dei Pooh con tutti quei componenti che giravano là. A me non ha dato nessun fastidio, l’ho vissuto benissimo; è andato bene, il pezzo è piaciuto, in sala stampa lo ballavano e cantavano tutti.
In futuro vedremo ancora Red nelle vesti di produttore?
E’ una cosa che non ho più voglia di fare perché se non combatti con le spalle grosse, questo ambiente è finito (la musica in Italia). O accetti i talent show, o quei percorsi inevitabili per poter far fare successo a una cosa, altrimenti puoi produrre le cose più belle del mondo ma non ti si fila nessuno. Inoltre adesso io devo essere molto concentrato su di me, sul mio lavoro, sto scrivendo un musical e cose importanti e quindi credo che per un bel po’ mi vedrai come coach a “Ora o Mai Più”.
So che sei anche un pittore. Ce ne puoi parlare?
Passioni… Passioni… Come se ti raccontassi che mi piacciono le donne. Non si raccontano le passioni…
Sono grandi passioni che non frequento più, né l’una né l’altra, una perché non ho tempo…
E l’altra perché sei sposato…
Tra le tante cose che hai inciso c’è anche l’inno della squadra di calcio del Treviso. Sei appassionato di calcio?
Non capisco nulla di calcio. L’unica volta che abbiamo fatto una partita Pooh contro Rockets non mi hanno detto che fra primo e secondo tempo si cambiano le porte, io sono entrato in campo, nessuno mi fermava, sono arrivato e ho fatto gol. Poi mi sono accorto che mentre tiravo in porta vedevo il mio portiere che diceva: “che fai?”.
Io di calcio non so nulla! Però ci tenevo a scrivere l’inno del Treviso perché il mio papà da piccolo andava sotto la rete dello stadio per andare a vedere le partite. Lui era in tribuna orgoglioso a sentire.
Dato che sei stato giurato e coach in “Ora o Mai Più”, qual è il tuo parere sui talent?
Quello non è un talent…
Ma il mezzo (la televisione) è lo stesso…
Era un modo di dare una mano a dei ragazzi che avevano fatto grandi cose nella vita. Per cui è diverso.
Non ho nulla contro i talent, però durano poco, cioè c’è poca preparazione prima e poi quando è finita uno vince, gli altri spariscono. Io credo che sia molto scioccante per questi ragazzi dopo.
Cosa ne pensi invece di internet? Ha ucciso davvero la musica?
Da un lato l’ha uccisa, dall’altro l’ha aiutata a farla conoscere; anche i ragazzini più giovani producono dei dischi, li mettono in rete e li fanno conoscere. Quindi vai a capire dov’è la verità… Internet è una cosa a cui sicuramente non potremo più rinunciare perché ci ha dato la possibilità di comunicare velocemente. Nel nostro lavoro è un grande aiuto, in tutti i mestieri può esserlo. Certo ha dato una velocità ed un processo alle cose che non fa bene alla musica nel senso che i ragazzini sono abituati ad ascoltare trenta secondi di una canzone e a mollarla lì e a consumare molto in fretta tutto. Credo che la buona musica vada gustata con calma, come un buon piatto e scoperto nelle sue peculiarità, non puoi mandare giù tutto di fretta
Attualmente porti in giro due tipi di tour. Come mai questa scelta “insolita”?
Non è una scelta. E’ che non voglio perder tempo nel vivere delle emozioni positive. Il Maestro Stefano Fonzi mi ha proposto una cosa che mi ha entusiasmato dal primo momento. Abbiamo la possibilità di lavorare con un’orchestra meravigliosa come la Sinfonica Abruzzese, e quindi ho detto: “bene mi impegno a capire uno spettacolo e anche l’altro e a memorizzare i pezzi perché son diversi e li portiamo in giro tutti e due. Il 17 infatti siamo a Foggia con “Testimone del Tempo”. Domani faremo questo spettacolo in una versione, in una lettura, in una pronuncia leggermente più Jazz, perché siamo al Festival Jazz di Laurino.
Una domanda personale (essendo anch’io un bassista). Quanti modelli possiedi di basso e con quale ti senti più a tuo agio?
Il numero non lo so, non mi sono mai messo a contarli. So solo che ultimamente mi è sparito un basso e sto soffrendo molto perché era un Ken Smith che mi aveva costruito proprio lui. Purtroppo con due tour i bassi girano e chissà dov’è finito. Il mio basso preferito è questo Grabber che ho qua col quale faccio tre pezzi e poi tre Fender che ho a casa.
Quanto è cambiata la musica secondo te dai tempi dei Capsicum Red ad oggi?
E’ cambiato il mondo, non la musica. E’ cambiato tutto; la maniera di suonare, di fare politica, di vivere. Una volta c’era la guerra fredda, la Russia e L’America stavano per tirarsi le bombe, passando attraverso Cuba, adesso si danno la mano e vanno a braccetto (e meno male che è così). Adesso c’è internet, una volta c’erano le lettere scritte a mano col francobollo; aspettavamo che arrivasse il postino quando avevamo la fidanzatina lontana. E’ cambiato tutto, la proposta, per cui anche la pronuncia musicale è diversa. L’elettronica ha portato del bene e del male. Io poi sono sempre per i grandi ritorni alla qualità, per cui ok c’è internet, ma bisogna non dimenticarsi di scrivere. Una frase scritta su un biglietto con un mazzo di rose vale molto più di una mail. Su questo non c’è dubbio.
Progetti futuri?
Sto pensando a un musical, a Sanremo (non come luogo di villeggiatura ma come possibilità di ritornarci); devo capire se mi viene una cosa bella
Il 16 agosto sarai in concerto a Pescara…
Mi esibirò con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, diretta dal M° Stefano Fonzi; faremo una trentina di canzoni che fanno parte della storia di tutti gli italiani, quindi le più belle che hanno tracciato un percorso musicale (chiaramente anche dei Pooh). Chiudo il concerto cantando “My Way” di Frank Sinatra, che è un momento particolare e quindi è un concerto molto trasversale che può piacere a chiunque perché ci sono dentro le più belle pagine della storia della musica e quindi vi aspetto veramente in tanti. Ricordo anche il teatro di Pescara (il Massimo), Montesilvano e tutta la zona lì. Adesso poi sto scoprendo in Abruzzo L’Aquila e questi posti qua che trovo straordinari, con gente molto garbata e gentile; stasera è bellissimo, è una terra meravigliosa…
Foto per gentile concessione di Gianpietro Giangiordano
Si ringrazia per la collaborazione il management dell’artista e lo staff dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese