ROMA – Salvini lavora a un piano cultura e spettacolo. Ecco infatti cosa ha dichiarato su Facebook il leader della Lega:
“Sto lavorando con i nostri sindaci a un ricorso contro il nuovo Dpcm e a un “piano cultura e spettacolo” per salvaguardare un settore importante che sta soffrendo tantissimo e che è da irresponsabili definire “superfluo”. Il decreto di Conte danneggia in modo particolare i piccoli centri dove i contagi sono minimi e sotto controllo. I nostri amministratori contestano misure restrittive uguali su tutto il territorio nazionale che penalizzano anche le realtà come ristoranti, bar, teatri, palestre, piscine e centri sportivi dei Comuni che non hanno un andamento allarmante come alcune aree metropolitane”.
Salvini lavora a un piano cultura e spettacolo
Il Capitano, poi, aggiunge quanto segue:
“Chi ha rispettato sempre le regole garantisce la sicurezza e ha investito per interventi di sanificazione e distanziamento non può essere costretto a chiudere se la situazione dei contagi è sotto controllo. Ricorrere contro il Dpcm è una necessità per salvare il lavoro e il reddito di centinaia di migliaia di famiglie. Un altro fronte su cui siamo impegnati riguarda l’esibizione degli artisti nei teatri attraverso dirette streaming. Portando la cultura nelle case di tutti e però garantendo almeno il lavoro (e i relativi compensi) a tutto il settore”.
Per Salvini “chiudere attività come palestre, piscine, cinema e teatri che negli ultimi mesi hanno investito tanto per adeguare gli standard di sicurezza sanitaria è una sciocchezza. Luoghi sicuri e controllati, perché prendersela con loro?”. E, in un altro post, l’ex ministro dell’interno afferma:
“Chiudono luoghi sicuri e controllati come palestre, piscine, cinema e teatri, ma continuano a far ammassare le persone in metropolitana e sugli autobus. Sono al lavoro con sindaci e governatori della Lega perché garantire la sicurezza e al tempo stesso il lavoro è un dovere. Cosa che al governo si sono dimenticati, preferendo scaricare le loro gravi responsabilità su imprese e attività definite (e umiliate) come superflue”.