Smaltimento mascherine

Smaltimento mascherine, questione ambientale ancora aperta

 

Condividi su:

Smaltimento mascherine, questione aperta. Trecentomila tonnellate in 8 mesi: è la quantità di rifiuti prodotta in Italia dal maggio scorso al prossimo dicembre

Il dato, in merito allo smaltimento mascherine e guanti, posto in essere dalla Commissione Ecomafie e presentata a Montecitorio,  riportando una stima dell’Ispra, nella relazione Emergenza epidemiologica Covid-19 e ciclo dei rifiuti.

Un numero enorme dunque che evidenzia il problema reale nel trattare simili rifiuti; c’è da dire però che la relazione sottolinea come l’impiantistica si è dimostrata adeguata e il sistema di gestione ha retto.

Durante la fase di lockdown, precisa, si è osservata anche una decisa contrazione nella produzione dei rifiuti speciali di origine industriale e dei rifiuti urbani. pero di materia, sia di efficientamento del sistema dei controlli ambientali e di contrasto all’illegalità.

Il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli dichiara:

L’approvazione in aula a Montecitorio della relazione su emergenza Covid-19 e ciclo dei rifiuti, arriva in un momento di nuova forte recrudescenza del virus.

Auspico che questo lavoro possa essere di supporto a quanti dovranno occuparsi di gestione dei rifiuti nelle difficili settimane che abbiamo davanti.

Da parte sua, la Commissione continuerà il lavoro di monitoraggio: tra le altre cose preoccupano i rischi di scorciatoie illegali e infiltrazioni di interessi illeciti in imprese in difficoltà.

Rispettare l’ambiente e avere un senso civico in questo momento è importante tanto quanto la salute pubblica

Questo perché gettare mascherine e guanti per terra o in mare, significa farle restare sul suolo per 450 anni; è questo infatti il tempo necessario per la loro decomposizione.

Lo mette in evidenza il Dipartimento per l’ambiente marino del Servizio sanitario pubblico federale belga.

Si sottolinea dunque come sempre più mascherine, guanti monouso e le bottiglie di gel idroalcolico si aggiungono alle 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono in mare ogni anno.

Oltre a danneggiare la fauna marina, non va altresì dimenticato il rischio che le microparticelle di plastica possano finire nei nostri piatti.

 

Condividi su:  

 

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere informato iscriviti al nostro Canale Telegram o
seguici su Google News
.
Inoltre per supportarci puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, se vuoi
segnalare un refuso Contattaci qui .


Autore dell'articolo: Francesca DI Giuseppe

Francesca Di Giuseppe, nata a Pescara il 27 ottobre 1979, giornalista e titolare del blog Postcalcium.it. Il mio diario online dove racconto e parlo a mio della mia passione primaria: il calcio Laureata in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Teramo con una tesi dedicata al calcio femminile. Parlare di calcio è il mezzo che ho per assecondare un’altra passione: la scrittura che mi porta ad avere collaborazioni con diverse testate giornalistiche regionali e nazionali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *