Condividi su:
La depressione è una patologia che ancora oggi si stenta a capire e a curare. La rivista Scientific Reports ha individuato tre nuovi sottotipi di questa “malattia”. La nuova scoperta spiegherebbe il motivo per cui alcuni pazienti sono sensibili ai farmaci ed altri invece non rispondono alle cure.
I sottotipi della depressione, questo male oscuro
I ricercatori hanno utilizzato una tecnica innovativa che si serve di imaging cerebrale. Gli scienziati hanno scoperto che esistono tre nuovi sottotipi di depressione. Questo male oscuro miete molte vittime, spesso incomprese. Sono più di 300 milioni le persone che ne soffrono in tutto il mondo e 16 milioni si trovano negli Stati Uniti.
Più del 60% degli statunitensi che sono vittime di depressione hanno avuto in passato gravi patologie ed il 30% di chi soffre di depressione non sono reattivi al trattamento esistente somministrato. La serotonina (SSRI) è tra le sostanze contenute nei farmaci che vengono somministrati più spesso.
L ‘”ormone della felicità” nel cervello: la serotonina
Ricercatori alla guida del Prof. Kenji Doya, dell’Unità di calcolo neurale presso l’Okinawa Institute of Science and Technology University (OIST) in Giappone, ha scoperto interessanti informazioni sulla depressione. Studiando il cervello degli ammalati si è arrivati a dire che “Si è sempre ipotizzato che esistano diversi tipi di depressione, e influenzano l’efficacia del farmaco, ma non c’è stato consenso“.
Un campione di 134 “depressi” hanno aderito alle ricerche. Di questi almeno la metà metà avevano avuto la diagnosi medica di depressione. Gli “ammalati” hanno seguito un percorso con più questionari ed analisi del sangue. Gli scienziati hanno preso informazioni su tutto: la vita, come era la salute della mente, il sonno e lo stress.
Le tre diverse sottoclassi della depressione
Ogni sottoclasse si distingue da un’altra per: il tipo di connettività funzionale tra le parti di cervello ed esperienze che hanno causato traumi nell’infanzia. Alcuni pazienti mostravano l’aumento delle connettività, non reagivano ai farmaci.
Chi on mostrava alcun aumento della connettività reagiva ai trattamenti. “Questa ricerca fornisce agli scienziati che studiano gli aspetti neurobiologici della depressione una promettente direzione sulla quale indirizzare le loro ricerche” ha spiegato il Prof. Doya.
Questo risultato porterà al trattamento mirato ed efficace nella depressione.