Alla sua origine, il fenomeno cantautorale fu principalmente uno strumento di ricerca, di emancipazione, di replica creativa all’arte dei suoni che si era espressa fino ad allora. Ma qual è il lascito di personaggi come Dalla, De André, Guccini, Battisti e Rino Gaetano? E chi sono, invece, i cantautori del nostro tempo? Andrea Sigona ne è sicuramente un esempio importante.
Cantautore e narratore genovese indipendente, classe 1969. Musicista, paroliere, arrangiatore, è considerato ad oggi uno dei migliori chansonnier che oscillano tra il rock, il blues e il folk della scena italiana.
Artista che ha affinità elettive e di amicizia con personaggi rinomati della scena musicale italiana quali i Gang (grande band marchigiana di combat folk rock) e La Rosa Tatuata, ha pubblicato tra i 2008 e il 2012 diversi album con l’etichetta L’Atlantide Promotion, nello specifico: Passaggi, Santi & Delinquenti e Dal Profondo (raccolta di artisti).
L’artista genovese sta preparando un nuovo lavoro discografico e, approfittando dell’occasione, abbiamo fatto con lui una chiacchierata.
Nuovo album in arrivo: ci sveli qualcosa in anteprima?
“Quasi sicuramente il titolo sarà Clandestino perché ritengo sia la condizione che attualmente viviamo; sarà un lavoro proiettato al mondo del lavoro. E’ un nome che ho volontariamente ‘rubato’ a una canzone di Manu Chao”.
Qual è stata la scintilla che ha fatto scoppiare la passione per la musica?
“Il primo disco. Anche se scrivo testi dalla fine degli anni 90. Se ti devo però dire la vera miccia, ti dico dopo il G8 del 2001: feci un demo con il mio produttore Giorgio Ravera che nel 2008 è diventato disco dal titolo Ravera. Da qual momento in poi la musica è la mia vita”.
Tra Spotyfy, Youtube, Shazam etc.. cosa significa fare musica oggi per un paroliere come te?
“E’ un gran casino… Negli anni 60 si codificavano le parole per le sigle, oggi è tutto cambiato: se non hai 20 anni e non sei figo il successo te lo scordi. Il cambiamento è comunque un processo interessante anche nella musica: il fatto che nasca dalla strada, dimostra che tra i ragazzi c’è fame culturale”.
Quando si parla di musica e di Liguria, si fa un solo nome: Fabrizio De Andrè?
“Lui è stato ed è un mostro, è stato e sarà sempre un pioniere: scriveva cose scomode quando non era il momento. Uno del suo calibro è inarrivabile e, sinceramente, mi dispiace un po’ dell’uso e dell’abuso che si fa della sua musica; ritengo che l’unico che abbia il diritto/dovere di tramandare la sua arte è il figlio Cristiano. Io simile a lui? Assolutamente no, non potrei mai paragonarmi a lui”.
Alla richiesta di un giovane: voglio fare il musicista. Tu cosa risponderesti?
“Se hai le doti provaci ma se è davvero quello che ti senti di fare. E’ la stessa cosa che ho detto a un mio amico il cui figlio ha questo desiderio”.
Ultima domanda: tre canzoni con le quali sei cresciuto.
“Preghiere in gennaio di Fabrizio De Andrè, Amerigo Di Francesco Guccini e Spunta la luna dal monte di Pierangelo Bertoli con i Tazenda. A proposito di quest’ultima, faccio un plauso a chi ha creato questo mix fantastico; è stata una canzone che, con la sua diversità nel senso di originalità e innovazione, ha creato ricchezza”.