La nota compagnia Cambridge Analytica, dopo i numerosi scandali di cui è stata accusata, si è sentita costretta a chiudere i battenti. La società è stata incriminata di aver usato i dati di milioni di utenti Facebook per scopi propagandistici. Tutto ciò, ovviamente, a insaputa degli utenti stessi. Una delle cause principali della chiusura è stata l’enorme somma di spese legali che la società ha dovuto affrontare. Lo scorso 17 marzo, Christopher Wylie, 28enne canadese, ha svelato come la società di cui è stato membro avesse usato i dati di milioni di utenti per pilotare le elezioni americane . Il ragazzo si sarebbe pentito di aver preso parte ad un esperimento poco etico e dannoso come quello portato avanti dalla società CA. Subito dopo aver denunciato il grande scandalo, i suoi profili Facebook, WhatsApp e Instagram sono stati bloccati dallo staff di Mark Zuckerberg.
Chi è Christopher Wylie e come la società raccoglieva dati all’insaputa degli utenti
Al The Guardian, Christopher Wylie si presenta come l’uomo che ha creato lo strumento che ha avviato la guerra psicologica condotta dalla Cambridge Analytica. Lavorando per Steve Bannon, al giovane canadese è venuta in mente l’idea per un’applicazione che collezionasse i dati degli utenti di Facebook. Il progetto è stato denominato This is your digital life: un semplice test della personalità al quale si accede col proprio account Facebook. Una volta inseriti i dati, questi ultimi vengono collezionati dalla società e venduti alla società di Steve Bannon e Alexander Nix.
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Cambridge Analytica: costretti a chiudere
La società che stava per mandare in crisi l’intero Facebook – Mark Zuckerberg è stato convocato per chiarire le sue responsabilità in merito allo scandalo – è ora costretta a chiudere. Le numerose accuse da parti di privati e società e le ingenti somme da pagare hanno condotto la CA verso la bancarotta. La società ha commentato con così l’accaduto: “Negli ultimi mesi, la Cambridge Analytica è stata accusata ingiustamente di attività che non sono solo legali, ma anche largamente accettate in questioni pubblicitarie e politiche di contesti differenti.”