emicrania problema al femminile

Emicrania problema al femminile sottovalutata

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Emicrania problema al femminile e patologia sottovalutata. Vivere con l’emicrania è la ricerca effettuata dall’area Welfare e Salute del Censis

Una patologia troppo poco considerata e non solo: l’emicrania problema al femminile colpisce infatti il 15,8% delle donne contro il 5% degli uomini.

L’emicrania dunque è una patologia che tende a essere sottovalutata e spesso rimane non diagnosticata e non trattata.

Il 41,1% dei pazienti infatti aspetta più di un anno prima di rivolgersi al medico dopo il primo episodio e il 36,7% ammette di aver derubricato il proprio “mal di testa” come un disturbo normale di tanto in tanto.

Mentre il 28,7% lo ha considerato un problema passeggero e l’8% un lieve fastidio.

Il 49,6% invece conferma che il ritardo nel rivolgersi al medico è dovuto alla iniziale capacità di tenere sotto controllo il disturbo attraverso l’assunzione di farmaci da banco.

È quanto emerge quindi dalla ricerca Vivere con l’emicrania, realizzata dal Censis con la sponsorizzazione di Eli Lilly, Novartis e Teva

Ricerca che, nel dettaglio, ha permesso di interpellare un campione di 695 pazienti dai 18 ai 65 anni con diagnosi di emicrania.

È stato realizzato anche un focus sui pazienti colpiti da cefalea a grappolo, una forma infrequente di cefalea primaria particolarmente dolorosa.

Emicrania problema femminile: alcuni numeri

L’emicrania colpisce l’11,6% della popolazione, ma è tre volte più frequente tra le donne: il 15,8% contro il 5% dei maschi.

Quella cronica (più di 14 giornate di emicrania al mese) viene riscontrata soprattutto tra i più anziani (il 42,2% dei pazienti 55-65enni) e tra le donne (il 36,3% contro il 29,9% degli uomini).

Per buona parte dei pazienti inoltre l’insorgenza dell’emicrania è avvenuta in epoca giovanile: l’età media all’insorgenza dei primi sintomi è di 22 anni.

L’esordio precoce appare più frequente tra le donne: il 42,1% (rispetto al 26% degli uomini) data la comparsa dei sintomi prima dei 18 anni.

Nel complesso comunque la malattia appare più condizionante per le donne, che definiscono “scadente” il proprio stato di salute nel 34,1% dei casi contro il 15% degli uomini.

Nel percorso di riconoscimento della patologia il ricorso al medico non sempre è immediato.

Il 41,1% dei pazienti infatti ha aspettato più di un anno (oltre il 20% ha aspettato 5 anni o più), il 18,8% tra 6 e 12 mesi, il 26,5% fino a 6 mesi.

Solo il 13,6% ha consultato il medico appena i sintomi si sono palesati.

Il ritardo è causato dalla difficoltà di associare al mal di testa un potenziale pericolo concreto per la salute.

 

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Autore dell'articolo: Francesca DI Giuseppe

Francesca Di Giuseppe, nata a Pescara il 27 ottobre 1979, giornalista e titolare del blog Postcalcium.it. Il mio diario online dove racconto e parlo a mio della mia passione primaria: il calcio Laureata in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Teramo con una tesi dedicata al calcio femminile. Parlare di calcio è il mezzo che ho per assecondare un’altra passione: la scrittura che mi porta ad avere collaborazioni con diverse testate giornalistiche regionali e nazionali.