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ROMA – Flat tax incrementale, quali saranno le principali novità per imprese e autonomi? L’Iva è sempre un tema di riferimento fondamentale. Vediamo, dunque, nel dettaglio cosa accadrà. Applicando un’aliquota del 15% su una base imponibile, si arriva fino a 40.000 euro di maggiore reddito di impresa e lavoro autonomo rispetto al reddito d’importo più elevato, conseguito nel triennio 2020-2022. Nel calcolo flat tax bisognerà tenere presente la differenza tra il reddito conseguito nel 2023 e il reddito più elevato del triennio 2020-2022. La flat tax incrementale viene introdotta dalla legge di bilancio 2023.
Il regime forfettario 2023 avrà grande importanza, e lo stesso vale per la partita Iva agevolata, perché la flat tax partite Iva deve essere giusta. “La flat tax resterà al 15%”: lo aveva promesso il ministro degli esteri Luigi Di Maio nel 2019 e lo aveva promesso, lo scorso agosto in campagna elettorale, anche l’attuale vice premier Matteo Salvini.
Flat tax incrementale, quali saranno le principali novità per imprese e autonomi
“Flat Tax, tassa piatta, semplice, al 15%, da estendere ai due milioni di partite iva, che oggi già ce l’hanno, alle imprese, alle famiglie, ovviamente a partire da chi guadagna di meno e fattura di meno, l’azzeramento della Legge Fornero, che manda in pensione un milione di lavoratori e lavoratrici nei prossimi anni e permette alle aziende di assumere lavoratori giovani, più brillanti e più tecnologici e innovativi, la pace fiscale, la rottamazione delle cartelle dell’agenzia delle entrate e la revisione del reddito di cittadinanza. Perché molti imprenditori, molti albergatori e ristoratori mi dicono di non avere manodopera. Sono più di un milione di persone che percepiscono il reddito di cittadinanza. Dare quei soldi alle imprese per creare lavoro. Sono tutte proposte realizzabili in un arco di tempo breve”, aveva detto Salvini.
Confermato l’innalzamento della soglia della flat tax da 65.000 euro a 85.000 euro, a partire dal periodo d’imposta 2023, ma tale incremento “è subordinato al rilascio di una specifica misura di deroga da parte delle competenti autorità europee. Tale richiesta, presentata il 4 novembre, è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee”. E’ quanto si legge nella relazione illustrativa, così come si legge nell’ultima bozza della manovra. Una direttiva Ue prevede già la possibilità di alzare il tetto a 85.000 euro ma solo a partire dal 2025. L’Italia chiede dunque l’autorizzazione ad anticipare.