Giosué Carducci: per non dimenticare
Giosué Carducci nacque il 27 luglio 1835 in Toscana, a Valdicastello in provincia di Lucca. Successivamente si trasferì con la famiglia in un altro paese della medesima regione. Il padre prese parte dei moti rivoluzionari, e purtroppo il suo spirito rivoluzionario creò problemi a tutta la famiglia, tanto che la casa dei Carducci fu più volte vittima di una serie di colpi di fucile. Questo costrinse la famiglia a trasferirsi. Passarono gli anni e Giosué riuscì ad entrare alla Normale di Pisa, nonostante le sue caratteristiche non fossero perfettamente conformi a quelle richieste.
Giosué Carducci: da ragazzo a scrittore indimenticabile
Il suo maestro padre Geremia, nonostante tutto di lui disse:
“… è dotato di bell’ingegno e di ricchissima immaginazione, è colto per molte ed eccellenti cognizioni, si distinse persino tra i migliori. Buono per indole si condusse sempre da giovine cristianamente e civilmente educato”.
In quel periodo insieme ad altri ragazzi fondò un gruppo “Amici pedanti” contro i manzoniani e qualche anno dopo compose le “Rime di San Miniato”, ma senza riscontrare alcun successo particolare. Da quel momento in poi le cose per lo scrittore non andarono bene dal momento in cui suo fratello si suicidò. Tuttavia dopo un anno di lutto decise di sposare finalmente Elvira. Dopo la nascita delle due figlie si trasferì a Bologna e iniziò ad insegnare presso l’Università, ma anche lì accadde una tragedia: dopo aver messo al mondo il terzo figlio, stavolta maschio, dovette subire la morte precoce di quest’ultimo.
Giosué Carducci e i cambiamenti della vita
Dopo la morte del figlio lo scrittore iniziò ad essere sempre più triste, e il suo stato d’animo lo portò ad avvicinarsi ad un atteggiamento filo-repubblicano tanto che la sua poetica in quel periodo toccò sempre di più temi politici e sociali. Con gli anni però il suo atteggiamento mutò diventando sempre più tranquillo, tanto da appoggiare con convinzione la monarchia, ed essere nominato senatore del regno.
Giosué Carducci e la poetica
Carducci rifiutò per tutta la vita la poesia moderna e si rifece a temi come la libertà, la famiglia, la patria, gli eroi e la storia. Tuttavia il riferimento al Decadentismo non mancò, e questo è possibile riscontrarlo all’interno della raccolta di “Rime e Ritmi”. Il suo pensiero era molto vicino a quello illuminista e non appoggiò mai gli ideali cristiani, né qualsiasi forma di misticismo. Negli ultimi anni della sua vita però è possibile notare come lo scrittore portò avanti ideali contrastanti, tanto da riconoscere l’importanza del cristianesimo, seppur in maniera velata.
Nel 1906 il poeta ricevette il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA, e il 16 febbraio 1907 morì a Bologna a causa della cerrosi epatica. A questo punto non resta che celebrare uno dei più importanti scrittori italiani, con una sua famosa poesia:
“Tra le nubi ecco il turchino
Cupo ed umido prevale:
Sale verso l’Apennino
Brontolando il temporale.
Oh se il turbine cortese
Sovra l’ala aquilonar
Mi volesse al bel paese
Di Toscana trasportar!Non d’amici o di parenti
Là m’invita il cuore e il volto:
Chi m’arrise a i dí ridenti
Ora è savio od è sepolto.
Né di viti né d’ulivi
Bel desío mi chiama là:
Fuggirei da’ lieti clivi
Benedetti d’ubertà.De le mie cittadi i vanti
E le solite canzoni
Fuggirei: vecchie ciancianti
A marmorëi balconi!
Dove raro ombreggia il bosco
Le maligne crete, e al pian
Di rei sugheri irto e fósco
I cavalli errando van,Là in maremma ove fiorío
La mia triste primavera,
Là rivola il pensier mio
Con i tuoni e la bufera:
Là nel ciel nero librarmi
La mia patria a riguardar,
Poi co ’l tuon vo’ sprofondarmi
Tra quei colli ed in quel mar.”
Nostalgia, Giosuè Carducci