Touch and Go di OSIRIS-REx

Il Touch and Go di OSIRIS-REx è avvenuto con successo

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È avvenuto con successo Il Touch and Go di OSIRIS-REx.
Stiamo vivendo un’età dell’oro per l’esplorazione spaziale. Nonostante un primo, apparente, abbandono con la chiusura del programma Apollo, il fallimento del progetto Space Shuttle e tutti i tagli subiti nel corso dei decenni dai programmi spaziali di ogni singola nazione. Ora, come non mai, l’Essere Umano si sta proiettando verso lo spazio con un occhio nuovo: quello di rimanerci. In questi anni molte missioni hanno lasciato la Terra per spingersi oltre quel confine superato solo dalle sonde Voyager.

Come Juno: una sonda che si è posizionata in orbita polare su Giove per studiare il gigante gassoso. Come New Horizon: la prima sonda che ci ha fornito foto ravvicinate di Plutone e di un corpo nella fascia di Kuiper, Arrokoth. Tutte queste fanno aprte del programma della NASA “New Frontier” e, ultima tra queste, c’è anche OSIRIS Rex. Acronimo di Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security-Regolith Explorer che sono in pratica tutti gli obiettivi della missione della sonda.

Nightingale, il punto di atterraggio scelto per il Touch and Go di OSIRIS-REx

La mappa di Bennu con i punti d'atterraggio individuati
Credit: NASA/Goddard/University of Arizona

Ne abbiamo già parlato in occasione della totale mappatura del suo obiettivo, Bennu anche conosciuto come “asteroide della apocalisse”.  Dopo anni di raccolta dati sulla composizione e la struttura dell’asteroide, il team di ricerca ha scelto uno dei tra i siti d’atterraggio individuati.

Uno dei problemi principali di tutta questa delicata parte della missione è stata la scelta del luogo idoneo per il Touch and Go di OSIRIS-REx. Infatti tutti si aspettavano di trovare Bennu come un’enorme palla informe di roccia compatta, magari con qualche vuoto al suo interno, ma compatta dalla superficie liscia e levigata. Ma gli scienziati si sono dovuti ricredere quando, una volta arrivati, Bennu si è mostrato con una superficie irregolare e invasa da massi di ogni dimensione.

Le successive analisi hanno poi rilevato che l’asteroide non è che un ammasso di rocce tenuto insieme dalla gravità, donandoci una visione nuova degli asteroidi.

Credit: NASA/Goddard/University of Arizona

Nightingale (in inglese: usignolo) è stato scelto come primo punto d’atterraggio grazie alla sua ampia zona piana libera da massi del diametro di circa 10 metri.

Piccola curiosità: tutti i nomi dei siti si atterraggio sono nomi di uccelli. Questo perché Bennu è anche il nome di un uccello mitologico egiziano legato al culto del sole e della divinità Osiride. Osiris-rex appunto.

Bennu: un asteroide primordiale

Lo studio di Bennu è fondamentale per due obiettivi: comprendere come la vita è nata sulla Terra e capire come salvare la vita stessa sul pianeta.
Infatti l’asteroide è quello che si chiama in gergo un “asteroide primordiale“, ovvero uno di quei corpi celesti rimasti considerevolmente inalterati dalle prime fasi della genesi del sistema solare. Questo significa che “gli ingredienti iniziali” sono, con ogni probabilità, ancora presenti al suo interno.

Sarebbe un po’ come capire cosa c’è dentro una torta mangiandola: manca sempre quell’ingrediente segreto che non si capisce cos’è! Bene! Osiris-rex sta facendo l’equivalente di sbirciare la nonna mentre prepara l’impasto (e ne intinge anche un bel dito dentro) del Sistema Solare.
La scelta dell’asteroide non è stata fatta a caso: Bennu è composto da Carbonio e altro materiale organico, mattoni fondamentali per la nascita della chimica prebiotica e della sua evoluzione in vita.

Perché è così importante? Perché si pensa che la vita, qui sulla Terra, possa essere nata anche grazie a un intervento esterno da parte di asteroidi simili a Bennu che avrebbero arricchito la Terra primordiale di Carbonio.

Studiare oggi Bennu per salvarci domani

Ma gli studiosi sono interessati a Bennu con lo scopo di salvarci. L’asteroide ha una probabilità di 1 su 2700 di colpire la Terra il prossimo secolo. Più precisamente sono stati individuati 78 impatti potenziali tra il 2175 e il 2199. Ci sono già molti studi e progetti che operano nel campo della difesa planetaria, ma nonostante tutto, non sono sufficienti.

Certo, almeno su carta abbiamo tutto il tempo di capire come deviare Bennu dalla sua traiettoria. Ma nel contempo non abbiamo né strumenti né sufficienti conoscenze per deviare un asteroide potenzialmente pericoloso nel breve termine.

La minaccia della caduta di un asteroide, insieme a quella del cambiamento climatico, sono minacce tangibili su cui ricerca non si sta investendo. Associazioni disparate sul pianeta lo gridano già da tempo anche in concomitanza con l’Asteroids Day.

E se pensate di trovare scuse, ricordatevi che i dinosauri non avevano un programma spaziale. Noi sì.

Il Touch and Go di OSIRIS-REx

Iniziata quattro ore e mezza prima del tocco la discesa si è fermata momentaneamente a 125 metri dal suolo, per poi rifermarsi a 40 metri. Le pause sono state programmate per monitorare la discesa e constatare la reale buona riuscita dell’avvicinamento. L’ultima, in particolare, è servita per direzionare la sonda verso il punto di contatto. Dopo dieci minuti dall’ultimo checkpoint, Osriris rex ha effettutato il Touch and Go su Bennu.
Il campione è stato raccolto grazie a una carica di azoto pressurizzato sparato verso il suolo; il braccio robotico ha poi raccolto campioni dalle polveri sollevate. La conferma arriverà nelle prossime ore, quando OSIRIS-REx si fotograferà il braccio robotico e manderà la conferma visuale all’avvenuta raccolta di campioni.

Per tutti gli aggiornamenti e maggiori approfondimenti: il sito ufficiale della missione OSIRIS-REx

Fonte foto: asteroidmission.org

 

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24