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Israele pronto per il secondo lockdown totale: questa è la notizia di poche ore fa. Il Paese è il primo nel mondo ad imporre nuovamente la chiusura totale delle attività. La decisione è stata maturata dal Comitato ministeriale d’Israele per coronavirus in seguito all’impennata di contagi. Per due giorni di fila infatti sono stati registrati circa 4000 contagi, che si vanno a sommare alle 146.542 mila persone affette da Covid-19 da inizio pandemia.
Il lockdown prevede due settimane di chiusura totale delle attività a partire da venerdì prossimo, 18 settembre. Resteranno aperti solo farmacie e supermercati, mentre i ristoranti potranno solamente effettuare take away. Gli Israeliani invece non potranno spostarsi oltre 500 metri dalla propria abitazione. La decisione definitiva arriverà nella giornata di domenica. A questa prima fase rigida seguirebbe una Fase 2, nella quale si allenterebbero le regole, con una lenta riapertura. Per attuare il secondo stadio però bisognerebbe avere un significativo miglioramento della situazione.
Israele pronto per il secondo lockdown totale, è polemica
La decisione di chiudere ogni attività porta con sé una polemica. Infatti il blocco partirebbe esattamente dopo il 15 settembre, data in cui il presidente Netanyahu è atteso a Washington per la firma dell’accordo con gli Emirati Arabi. Un modo insomma per permettere al Capo di Stato di uscire dal Paese mentre il resto della popolazione rimane in patria. Bisogna aggiungere che Israele non ha mai riaperto i voli turistici.
Oltre a ciò fa discutere la scelta del periodo dal punto di vista religioso. Infatti il lockdown coincide con la festa di Rosh Ha-Shanà, il capodanno ebraico e con il digiuno Yan Kippur. Sono entrambe celebrazioni molto sentite dal popolo ebreo.
Allo stesso tempo però il dottor Ronni Gamzu, medico coordinatore delle operazioni anti-covid, ha lanciato l’allarme sulla situazione ospedaliera. Le terapie intensive sono al livello di guardia con i 31000 contagiati attivi.
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