Recentemente si è diffusa in rete la notizia che una start-up ha messo a punto un prototipo di batteria nucleare per evitare l’inquinamento e trovare una fonte di energia quasi illimitata. Queste Batterie “nucleari”, sono dette anche batterie betavoltaiche poiché l’energia con cui sono ricaricate è tratta direttamente da un tipo di decadimento radioattivo chiamato in gergo tecnico decadimento beta.
L’invenzione della batteria nucleare o betavoltaica
Per ragioni di sicurezza questa tipologia di batterie attualmente sono impiegate esclusivamente nel settore militare e aereospaziale, ma una recente innovazione fatta dalla start-up californiana NBD potrebbe rendere le batterie nucleari o betavoltaiche adatte al consumo di massa. L’invenzione parte dall’utilizzo di materiali di scarto delle centrali nucleari.
Il funzionamento delle batterie nucleari
Queste particolari batterie sfruttano un isotopo radioattivo, il carbonio-14, materiale di scarto delle centrali nucleari. Questo materiale si forma nelle barre di grafite utilizzate per controllare le reazioni nucleari all’interno delle centrale nucleari. Tramite vari processi il carbonio-14 viene riciclato sotto forma di diamanti sintetici e radioattivi che vengono incapsulati in batterie. L’energia emessa da questi diamanti è utilizzata per produrre poi energia elettrica.
Data la pericolosità degli isotopi radioattivi, il nucleo di diamanti sintetici viene “avvolto” in molteplici strati dello stesso materiale del nucleo. I diamanti sintetici che fungono da involucro però sono creati dal carbonio stabile il Carbonio-12, quindi non radioattivo. Queste batterie sono completamente innocue ed emettono una quantità di radiazioni irrisoria. Questa tecnologia è chiamata NDB, nome anche dell’azienda, acronimo di Nano Diamond Battery, letteralmente Batterie di Nano Diamanti. Ecco spiegata la struttura di una batteria nucleare.
I pregi di una batteria nucleare
Una batteria nucleare, secondo gli studi effettuati dagli scienziati è durevole nel tempo e può essere attiva anche per 27000 anni.
Questa scoperta non solo evita un utilizzo massiccio dei carburanti fossili, ma permette il riutilizzo del Carbonio-14 rifiuto di scarto delle centrali nucleari andando a ridurre l’impatto ambientale. Infatti le varie scorie radioattive potrebbero essere riciclate e messe in sicurezza per produrre energia elettrica quasi infinita e libera, evitando anche l’inquinamento e lo smaltimento illegale da parte delle varie mafie dei rifiuti radioattivi ed evitare anche il sotterramento di essi, come nell’ormai straziata terra dei fuochi.
La start-up californiana prevede l’arrivo sul mercato di batterie betavoltaiche nei prossimi 2-5 anni. Del resto tutti ci aspettiamo l’ascesa di questo progetto quello della batteria nucleare è un progetto molto ambizioso, seppur ancora acerbo.
Fonte immagine: DDay
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