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Mortalità per asma: c’è correlazione con il clima. Uno studio individua il nesso tra gli indici climatici che controllano le fluttuazioni dell’aridità e i tassi di mortalità in Usa
I cambiamenti climatici repentini dunque amplierebbero i casi di mortalità per asma: è questo il succo della ricerca condotta ricercatori degli Istituti Ismar, Isac e Irib del Cnr.
Un’indagine che, a sua volta, potrebbe aprire un varco verso ulteriori ricerche su altre malattie e in Paesi diversi (compresa l’Italia), al fine di prevenire danni per la salute.
Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature.
Sergio Bonomo, ricercatore Cnr-Ismar ricorda:
L’asma è una delle più diffuse malattie respiratorie croniche a livello globale, con un preoccupante aumento sia nella popolazione generale sia nei bambini, in Italia e nel mondo.
Negli Usa, in particolare, è una delle malattie più comuni, che colpisce circa 20 milioni di persone ed è responsabile di oltre 5mila decessi l’anno.
Recenti studi hanno dimostrato che gli adulti hanno una probabilità di morire per asma circa 4 volte maggiore rispetto ai bambini.
Sebbene dal 1980 al 1998 i tassi di mortalità per asma infantile siano aumentati del 3,4% l’anno.
Le basi della ricerca svolta negli Usa
Il forte interesse verso eventi di aridità, alcuni riconoscibili su scala globale, ha portato quindi il team ad ipotizzare, già nel 2016:
che le oscillazioni cicliche dell’aridità riconosciute negli ultimi secoli della storia climatica del Mediterraneo, fossero anche osservabili nei tassi di mortalità per asma.
Per quanto riguarda gli Usa, le variazioni di aridità sono correlate con le fluttuazioni di due indici climatici che riflettono le variazioni della temperatura degli oceani Atlantico e Pacifico.
Il gruppo Cnr vuole quindi riprendere queste ricerche americane e svilupparle nel Mediterraneo.
Nell’area mediterranea infatti il Cnr, grazie anche al progetto NextData, dispone per gli ultimi millenni di serie storiche ad altissima risoluzione di diversi parametri climatici.