Piano Marshall: sanità e diritto

Piano Marshall: sanità e diritto alla salute

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Piano Marshall: sanità e diritto alla salute. Nella giornata di domani, sabato 23 marzo, a partire dalle ore 9:30 saranno discussi i temi del Piano Marshall. Con esso, anche il regionalismo differenziato, sanità pubblica e diritto alla salute.

L’incontro, si terrà presso la sala Balestrazzi del Policlinico di Bari. I relatori, incluso Filippo Anelli presidente OMCeO Bari, andranno a esaminare il problema alla radice.

Ovvero, il discorso inerente, le autonomie diverse sul sistema sanitario nazionale. Si parlerà, centralmente, delle autonomie richieste dalle regioni del nord e di quanto queste ultime possano influenzare il diritto stesso alla salute.

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Piano Marshall: sanità e diritto.  La diatriba e le preoccupazioni dei medici

Si è tenuta la diatriba del consiglio regionale pugliese sulle autonomie differenziate che si basano sui dati pervenuti dall’osservatorio banche-imprese di Economia e finanza. A seguito della campagna “non abbandonarci” la preoccupazione dei medici dell’OMCeO di Bari persiste. Tutto questo rafforzato dal rapporto Obi che evidenzia come, il divario tra nord e sud, potrebbe porre una vera spada di Damocle sul SS del sud, in difetto tra le due parti preponderanti del paese. Già dal 2018 questo divario è diventato abbastanza evidente.

Anche se, tra il 2015 e il 2017 la situazione sembrava ormai un discorso che aveva fatto il suo tempo.

“Il rapporto dell’Obi dimostra che la preoccupazione dei rappresentanti delle professioni socio-sanitarie è condivisa – commenta Filippo Anelli, Presidente OMCeO di Bari – “Il dibattito in Consiglio regionale non ha tenuto conto di un elemento importante: una forma di regionalismo differenziato è già ampiamente applicata da tempo. I criteri di riparto dei fondi per la Sanità vanno già a favore del Nord. Oggi bisogna recuperare un’equità distributiva delle risorse, in modo che il Sud non continui ad essere penalizzato”.

Piano Marshall: sanità e diritto; i nuovi LEA

I LEA, (livelli essenziali di assistenza) attuali, prevedono (solo per chi raggiungere determinati obiettivi) l’attribuzione di determinate risorse finanziarie. Questo senza tener conto del punto di partenza di ogni singola regione in termini di risultati. Alla base di quanto appena affermato va ad innescarsi una sorta di circolo vizioso che evidenzia come, chi ha raggiunto un primo livello, tenderà automaticamente a raggiungere anche il secondo livello in maniera molto più facile. E quindi tutto questo porterà all’ottenimento di più fondi.

Al contrario, chi non ha ancora raggiunto il primo livello, ha zero probabilità; sia a ottenere i fondi sia di raggiungere per quanto ovvio, il secondo livello. Tutto questo, crea ancora più disagi perché darà un’autentica sforbiciata a questa problematica tra nord e sud.

“Rispetto al processo avviato da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, non c’è da temere l’autonomia in sé – peraltro perfettamente costituzionale. Se tradotta in maggiore flessibilità amministrativa l’autonomia può supportare l’efficienza”; – precisa Anelli – “Invece, temo un’autonomia intesa come potestà legislativa esclusiva che condurrebbe allo sfascio del sistema sanitario nazionale. Se ogni regione può decidere come spendere i soldi per la Sanità e come organizzare il sistema, si rimettono in discussione i principi di equità, solidarietà e uguaglianza del SSN.”

Il perché del GAP storico

Per colmare queste divergenze tra nord e sud arriva in aiuto il Piano Marshall per il servizio sanitario; questa soluzione, permetterà di recuperare il GAP storico, organizzativo e strutturale del sud. Soprattutto attraverso finanziamenti mirati e appropriati al tipo di situazione al quale si stanno rivolgendo. Secondo queste affermazioni non solo le regioni del nord non ne escono penalizzate in nessun modo; ma non s’innescherà questa sorta di diverbio nord-sud che ovviamente non fa bene al paese.

“Le professioni socio-sanitarie pugliesi, che si sono di nuovo incontrate a Bari l’altro ieri”; – conclude Anelli – “Sono pronte a dare il proprio contributo al governo del sistema partecipando alle scelte di politica sanitaria. Come Ordini siamo enti sussidiari dello Stato e abbiamo il dovere di supportare la politica con le nostre competenze a vantaggio di tutta la collettività”.

In conclusione, si necessita di una obiettività distributiva delle risorse e di un’autonomia che sia più flessibile a livello amministrativo. L’autonomia non va intesa come l’esercitazione di un potere giuridicamente riconosciuto; ma come un equilibrio da raggiungere sulle risorse. Questo per non far si che il sud sia sempre penalizzato, danneggiando lo stesso SSN.

Fonte Immagine pagina Facebook OMCeO di Bari.

Si ringrazia, per fonte e Immagine R. F. e l’Associazione Omceo Bari.

 

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24