Venerdì 17 e la sfortuna: ma è davvero così? Oggi è il giorno più temuto da tutti, un mix di combinazioni da non sottovalutare per gli scaramantici
Venerdì 17 e la sfortuna…per chi ci crede. Anche questo 2020 vede la combinazione dei due elementi: il venerdì abbinato al giorno 17.
Ma davvero non porta bene un simile abbinamento? Tutto nasce da antiche tradizioni popolari non tutte, a dir la verità, così pessimiste.
In Italia non è l’unica scaramanzia: infatti c’è quella del gatto nero che attraversa la strada oppure il non passare sotto una scala, uno specchio che si rompe, etc…
Ma il venerdì 17 è quello più sentito: da dove nasce?
Pare infatti che sin dai tempi dei Greci si parli di Eptacaidecafobia cioè paura del 17 soprattutto se abbinato al venerdì.
Si narra che i seguaci di Pitagora rifiutavano categoricamente quel numero perchè collocato tra tra il 16 e il 18; dal canto loro perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6.
Un’altra spiegazione pare invece sia legata all’Antico Testamento è scritto infatti che il diluvio universale cominciò il 17 del secondo mese (Genesi, 7-11).
In particolare il 17 abbinato al venerdì è una ricorrenza considerata particolarmente sfortunata perchè unisce di due elementi negativi: il venerdì (Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù) e appunto il numero 17.
Ma davvero il mix è così sfortunato?
Secondo la Cabbala ebraica il 17 è un numero propizio: è il risultato della somma del valore numerico delle lettere ebraiche têt (9) + waw (6) + bêth (2), che lette nell’ordine danno la parola tôv “buono, bene”.
Infatti è una credenza tutta italiana, nel resto del mondo il vero numero negativo è il 13.
Venerdì 13 per il mondo anglossassone per esempio, non è proprio un binomio positivo sia perchè nell’ultima cena erano in 13 a tavola, sia per motivi legati alla Crocefissione di Cristo.
Numero 13 che torna nella mitologia scandinava: il 13esimo semidio è il cattivo Loki, il fratello di Thor, che arriva, non invitato, al convivio degli dei.
Venire quindi dopo il 12, numero sacro per Assiri e Babilonesi, lo fece già allora considerare un portasfortuna.