Il quotidiano inglese Guardian ha pubblicato oggi un articolo riguardante un piano segreto di Theresa May per la Brexit. Il documento privato, reso ufficiale dalla rivista, getta le basi per la limitazione degli accessi al Regno Unito per gli immigrati. Saranno accolti solamente coloro che hanno requisiti particolari e che saranno qualificati.
Una vera e propria selezione, in cui verrà concessa la libertà di circolare sul suolo britannico solo se si soddisfano tutte le richieste. Chi andrà in Regno Unito per cercare lavoro quindi avrà più difficoltà.
Con la Brexit più problemi anche per i turisti
Anche visitare il Paese non sarà più semplice come prima. Dal 2019 per entrare nel Regno Unito occorrerà anche il passaporto e non più la carta d’identità valida per l’espatrio. Sembra che verranno inserite anche le identificazioni biometriche per assicurare l’originalità del passaporto. Per quanto riguarda il lavoro, la precedenza sarà data agli inglesi.
Questo documento, di 82 pagine, dovrebbe regolare i flussi migratori non solo nei confronti di coloro provenienti da zona di guerra, ma per tutti, nessuno escluso. Per le persone che intenderanno andare in Regno Unito con il progetto di stabilirsi lì, dovranno dimostrare di essere super qualificati e gli verrà concesso un permesso di soggiorno di 5 anni. In mancanza di tali requisiti, il permesso varrà solamente per due anni. Riguardo i ricongiungimenti familiari, l’Uk extra europeo accoglierà solo i figli sotto i 18 anni e i partner. Nessun altro legame sarà permesso.
Documento non ancora ufficiale
Il documento diffuso dal Guardian era tenuto ancora segreto dal governo britannico proprio perchè si tratta solo di una proposta. E’ specificato chiaramente sullo stesso, che difatti specifica che il piano dovrà essere approvato dai ministri dell’esecutivo e in seguito «saranno soggette ai negoziati con l’Ue».
D conseguenza, per richiedere il passaporto si potrà attendere ancora qualche mese. La Brexit di Theresa May non sarà più forte e decisa come quella che portava avanti prima delle elezioni, che l’hanno confermata ma con una debole maggioranza. Oltre all’Unione europea, la prima ministra britannica dovrà fare i conti anche con il suo Parlamento, dove i dubbi sulla Brexit sono ancora molti.
Fonte: repubblica.it