Il grande caldo della Sicilia

Il grande caldo della Sicilia è nelle viscere, ecco perchè

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Il grande caldo della Sicilia è nelle viscere, ecco perchè. Studio coordinato dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Napoli, in collaborazione con il Cnr-Igg di Firenze e l’Università di Napoli Federico II

In una della più belle isole d’Italia batte sempre il sole, e il grande caldo della Sicilia ha una spiegazione che viene dal centro della Terra.

Infatti si è rilevato sotto l’isola un rapido ed esteso ispessimento crostale, generato dalla collisione della placca africana con quella europea.

Una lotta incessante dunque avviene nel Mediterraneo centrale; dove cioè il bacino ionico si riduce sprofondando verso gli strati più bassi della litosfera spinto dalla placca africana al di sotto della crosta europea.

Questa struttura geologica, che funziona come un vero e proprio rullo compressore, trasporta in superficie blocchi crostali che si scontrano e si sollevano formando la Sicilia.

Un modello tridimensionale mostra ora le principali strutture della crosta superficiale e profonda dell’isola, svelando i processi che hanno portato alla sua formazione.

Mostra altresì le notevoli variazioni di temperatura del sottosuolo; ad una calda regione orientale, interessata da diffuse attività vulcaniche e magmatiche, si contrappone una crosta fredda e profonda nella restante parte.

Lo studio si chiama Crustal structure of Sicily from modelling of gravity and magnetic anomalies pubblicato su Scientific Reports, un giornale di Nature Research.

La spiegazione del fenomeno nelle parole di Maurizio Milano, ricercatore Cnr-Ismar:

Il modello tridimensionale completo ha messo in evidenza l’esistenza di un’estesa area di ispessimento della crosta terrestre al di sotto del bacino di Caltanissetta.

Ovvero in coincidenza con la regione interessata dalla convergenza tra la placca europea e la parte settentrionale della placca africana.

“Grazie a questi risultati si è dato un notevole contributo all’avanzamento delle conoscenze della crosta superficiale e profonda della Sicilia”, spiega Marina Iorio del Cnr-Ismar e coordinatrice della ricerca.

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24