Il ministro Boccia crede nell'autonomia

Il ministro Boccia crede nell’autonomia

 

ROMA – Il ministro Boccia crede nell’autonomia. Infatti il titolare del dicastero per gli Affari regionali e le autonomie ha detto chiaramente:

“Sì all’autonomia, sì a maggiori responsabilità sui territori, ma no allo statalismo centrale sostituito dal centralismo regionale. La legge quadro ha un obiettivo molto chiaro: tenere il Paese unito”.

Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie ha poi aggiunto:

“Sì ai livelli essenziali delle prestazioni e ai fabbisogni standard subito, e non dopo tre anni. A condizione che nella legge cornice vengano vincolati tutti i fondi pluriennali di investimento, da quelli sulle infrastrutture a quelli sullo sviluppo, del Mef e della presidenza del Consiglio”.

Il ministro Boccia crede nell’autonomia

Le aree interne, per il ministro, “sono una priorità assoluta, altrimenti si svuotano”:

“L’Autonomia funziona se nessuno resta indietro – sottolinea – L’idea di questa legge quadro è che dovrà tenere insieme il Paese e dovrà consentire a tutte le aree in ritardo di sviluppo, non solo le regioni in ritardo, ma anche le aree in ritardo all’interno delle regioni, di ottenere priorità rispetto alle aree più sviluppate”.

C’è un’Italia che, sul piano economico, è divisa in due. Il governo Conte bis vuole riunirla:

“Vogliamo riunirla – spiega Boccia – non solo accettando la sfida dell’autonomia, ma rilanciando la sfida dell’autonomia. Dando più poteri amministrativi ai territori e fissando alcuni impegni che lo Stato deve assumere”.

Il sindacato dei medici italiani si è recentemente schierato contro l’autonomia regionale. Ma Francesco Boccia, che sull’autonomia differenziata ritiene sia giusto pensare a un commissario di governo per definire in tempi brevissimi i Lep (livelli essenziali di prestazione), rilancia:

“Se parliamo dell’articolo 116 della Costituzione, non possiamo dimenticare tutti gli articoli dal 114 al 119. Rappresentano una sinfonia. L’Autonomia non la si fa come se fosse uno strumento unico, ma come se fosse un’orchestra. Il modello ereditato non era sostenibile. Era impossibile ipotizzare intese istituzionali tra Regioni e Stato che non passassero dal Parlamento e non facessero riferimento agli altri articoli della Costituzione”.

Bisogna poi ricordare che il 23 ottobre la Commissione Finanze ha svolto l’audizione del ministro Boccia. Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui sistemi tributari delle regioni e degli Enti territoriali, nella prospettiva dell’attuazione del federalismo fiscale e dell’autonomia differenziata.

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24

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