Intervista esclusiva agli I Hate My Village

Intervista esclusiva agli I Hate My Village

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Intervista esclusiva agli I Hate My Village

I Hate My Village, una band composta da Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours e Daniele Silvestri), Alberto Ferrari (Verdena) e Marco Fasolo (Jennifer Gentle).

Hanno pubblicato quest’anno il loro primo disco (uscito prima in vinile limitato e successivamente anche in cd).

Un incrocio perfetto fra Africa ed Europa con riferimenti anche a gruppi quali i Battles.

Se non vi siete incuriositi con queste poche righe di introduzione, leggete la nostra intervista esclusiva con gli I Hate My Village.

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Intervista esclusiva agli I Hate My Village

Come definireste gli I Hate My Village? Side project? Supergruppo? Una vera e propria band? Oppure semplicemente quattro amici con la voglia di suonare insieme?

Siamo più semplicemente una band fatta di quattro persone provenienti da vari progetti …

Il cantato in inglese è una scelta voluta per poter far presa anche fuori dai confini italiani?

No, in realtà è quello venuto fuori dalla produzione di una prima jam di Alberto con vari suoni che sono poi stati sostituiti. Il significato però è riservato solo a noi…

Quanta improvvisazione c’è in un brano come “Presentiment” che a mio parere è il più particolare e il migliore dell’album?

Il disco intero è proprio improvvisato, però siamo arrivati in studio già con delle idee chiare.

Sa però molto di jam session

In realtà non è proprio così… Dalle jam sono nati i primi riff,  in realtà succede sempre così…

Diciamo che è nato molto di corsa, nel senso che eravamo lì a lavorare a dei nuclei ed insieme abbiamo trovato poi una direzione. Siamo partiti dal suono e siamo finiti agli arrangiamenti  per  completare poi le varie parti.

Ad esempio prima parlavamo di “Presentiment”…

Quelle frasette di Hammond incluse in essa  sono state scritte come se fosse tutto un unico flusso.

Essendo Marco anche il produttore dell’album, quando abbiamo fatto le parti strumentali  ci siamo ritrovati a seguire un po’ le sue direttive rispetto a come si sarebbero potute evolvere le canzoni.

Diciamo quindi che è stato un flusso che abbiamo seguito  insieme e che Marco l’ha reso più organico rispetto all’embrione iniziale.

“Presentiment” ha però una storia diversa perché all’inizio aveva un riff di chitarra. Quando andammo a registrare ci venne il dubbio che fosse troppo simile a quello di un artista africano a cui avevamo paura di avvicinarci troppo e lì per lì l’abbiamo ricostruita dando vita a qualcosa di originale che si discostava totalmente a quanto detto prima. L’abbiamo scritta così… In realtà eravamo arrivati proprio con un’altra versione.

Darete un seguito a questo disco o vi fermerete a questo esperimento (peraltro molto ben riuscito)?

Per ora è il nostro primo disco. I nostri progetti futuri sono legati a questo disco.

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Un ringraziamento particolare all’ufficio stampa degli I Hate My Village.

La foto nell’articolo è di Ilaria Magliocchetti Lombi

 

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Autore dell'articolo: Marco Vittoria