ROMA – L’impegno del ministro Provenzano per il Mezzogiorno è grande e ricco di idee. Ieri il titolare del dicastero del Sud e della Coesione territoriale, membro della squadra di governo del Conte bis, è stato in Abruzzo per alcuni incontri pubblici.
Innanzitutto, Giuseppe Provenzano ha ricordato l’aggravamento delle fratture nel Paese. Infatti, alla frattura tra Nord e Sud si è aggiunta quella segnata dalle difficoltà della dorsale appenninica e quella tra centro e periferie.
“Il Piano Sud a cui stiamo lavorando – ha affermato il ministro – deve essere un piano per l’Italia, dobbiamo riattivare il motore interno dello sviluppo. Contare su una piccola quota di imprese che fanno grandi performance è un’illusione. Servono investimenti pubblici anche per trainare quelli privati”.
L’impegno del ministro Provenzano per il Mezzogiorno
In Legge di Bilancio, ha ricordato Provenzano, in questo senso è stata stabilita la clausola del 34% degli investimenti da destinare al Mezzogiorno:
“Ma non basta: le risorse vanno spese”. Sulla questione della trasversalità tirreno–adriatica, secondo il ministro il rafforzamento del corridoio est–ovest “riguarda tutta l’Italia”.
Nel Green New Deal, Provenzano ricomprende anche la possibilità di mettere a punto “un piano nazionale di prevenzione dal rischio nei territori”. Sul tema della Zes, poi, il ministro mette in guardia:
“Attenzione, si sta creando un’aspettativa eccessiva, non può essere la palingenesi. Non possiamo trasformare il Mezzogiorno in una Zes, non può vivere di eccezionalità. Le Zone economiche speciali si sono costruite con l’Unione europea per la capacità di attrarre grandi investimenti, ma oggi sono diventate nella percezione uno strumento per fare politiche territoriali. Ad ogni modo, le Zes vanno velocizzate, c’è tutto il mio impegno: nel 2020 voglio farle partire, con una figura che faccia questo lavoro e se ne assuma la responsabilità”.
Relativamente alle opportunità per i giovani, invece, Provenzano ritiene che si sia rivelata sbagliata la teoria secondo cui “se cresce chi sta più in alto la ricchezza arriverà per tutti”, aggiungendo:
“Questo vale anche per i territori: i benefici per quelli più deboli si realizzano con le politiche di coesione. A sinistra c’è stata in passato insensibilità per la dimensione territoriale. Oggi, per affrontare le diseguaglianze, dobbiamo partire dai luoghi, è il compito del mio ministero ma è anche una missione politica”.