Allarme microplastiche nel cibo: quali sono i danni perla salute umana? In un periodo in cui la diffusione delle malattie è aumentata in modo esponenziale, gli uomini rimangono principali vittime di se stessi e del loro operato nei confronti della natura. Non bisogna aspettare che la Terra si ribelli all’improvviso perché, in realtà, la distruzione del pianeta passa – prima di tutto – attraverso una salute sempre più esposta a rischi e patologie.
Plastica nel cibo: un problema sempre più allarmante
Tra le tante opportunità che l’umanità perde per dimostrare di volersi bene c’è quella relativa allo smaltimento della plastica che, in microparti, viene ingerita attraverso i cibi più comuni e permane nell’organismo con la possibilità di causare danni irreparabili.
È la scienza a dimostrare la gravità dei nostri gesti: annualmente, ogni organismo umano ingerisce circa 32.000 microplastiche. A rivelarlo è una ricerca pubblicata sull’Environmental – Science & Technology ed i dati rilevati mettono i brividi. Nient’altro che rifiuti, gettati come se lo smaltimento fosse cosa semplice ed immediata. Siamo noi i responsabili dell’inquinamento dei nostri mari, dell’aria e la reazione della natura è quella di restituirci tutto quello con cui la distruggiamo, attraverso ciò che mangiamo. Sale da cucina, birra e pesce sono i principali cibi attraverso i quali le microplastiche entrano nel corpo umano.
Sale da cucina
Ogni anno sono circa 2000 le microplastiche che il sale riesce a portare all’interno dell’organismo. Un articolo su Quartz ha riportato i risultati di uno studio che si è basato sull’analisi di ben 39 marche diverse di sale, provenienti da 21 paesi, tra le quali solo in tre è risultata negativa la presenza di microplastiche.
Il dato è a dir poco allarmante e la rilevazione di microplastiche nel sale è dovuta al fatto che esso è il risultato dell’evaporazione dell’acqua, la stessa che contiene le piccole parti della plastica che noi buttiamo. A tal proposito, basti pensare che l’analisi del sale è una sorta di unità di misura dell’inquinamento delle acque sia marine sia dei laghi ma la stragrande maggioranza delle microplastiche viene ingerita attraverso l’aria.
Un atto così naturale come quello della respirazione – pensate! – espone la salute a rischi veri ed importanti.
Conclusivamente, come si reagirebbe se si pensasse – anche solo per un attimo – che tanto maggiore sarà il consumo della plastica quanto maggiore sarà la quantità dei suoi residui nel nostro organismo?
La riflessione è d’obbligo e c’è da fare in modo che essa su concretizzi in comportamenti tali da tutelare l’ambiente in cui viviamo ma, soprattutto, noi stessi.