Condividi su:
Lo stop alla rivalutazione delle pensioni lungo 3 anni e la copertura fino a 3 volte il reddito minimo tengono banco in questi giorni.
Continua l’opera di riforma da parte del Governo Conte che impone lo stop alla rivalutazione delle pensioni oltre 3 volte il reddito minimo.
Roma – Arriva lo stop alla rivalutazione delle pensioni lungo 3 anni per importi superiori a 3 volte il reddito minimo.
Il moltiplicatore x3 potrebbe dare l’impressione di redditi ragguardevoli ma partendo dal valore minimo si arriva ad un importo di circa 1500 euro. Ricordiamo che sulla base degli ultimi dati Istat la soglia di povertà assoluta di un nucleo famigliare composto da due persone si aggira sui 1.000€. L’azione riformatrice del Governo Conte sembra non esaurire il proprio vigore quando l’argomento in questione riguarda i redditi dei pensionati.
Lo stop alla rivalutazione delle pensioni durerà un triennio e comporterà un risparmio superiore ai 10 miliardi di euro in un arco temporale di 10 anni. La configurazione che avrà effetto dal 2019 garantirà al 100% la copertura degli importi fino a tre volte il reddito minimo (circa 1500 euro). Dopo il 2021 lo stop alla rivalutazione delle pensioni dovrebbe decadere e quindi si dovrebbe tornare a quanto stabilito dalla legge 388/2000. Ma i sindacati insorgono contro questa limitazione poiché ritenuta troppo penalizzante per il potere di acquisto dei pensionati.
Tale elemento della riforma delle pensioni si è reso necessario anche per compensare i maggiori costi derivati dall’introduzione di quota 100. Per il prossimo mese di Gennaio è atteso il decreto per l’attuazione della misura. Sono attese anche le proroghe per il prossimo anno delle misure al sostegno conosciute come Opzione donna e Ape sociale. Dalle ultime notizie la possibilità di pensionamento con quota 100 (62 anni e 38 di contributi) partirebbe a scaglioni; infatti per i dipendenti privati il mese di riferimento è Aprile con una finestra mobile di tre mesi che diventano sei mesi per gli statali.
Arriva lo stop alla rivalutazione delle pensioni e la rivolta dei sindacati
Domenico Proietti che ricopre il ruolo di segretario confederale Uil fa sentire la propria voce contro lo stop alla rivalutazione delle pensioni; infatti si espone dicendo:
«Con il blocco della perequazione delle pensioni, stabilito nella Legge di Bilancio, continua la persecuzione nei confronti dei pensionati italiani in atto dal 2011. Considerato il periodo dal 2011 al 2019 e, dunque, calcolando anche le conseguenze di questo ultimo provvedimento, risulterà che un pensionato avrà perso almeno una mensilità netta ogni anno.»
Inoltre da uno studio UIL sul blocco delle indicizzazioni delle pensioni 2011 – 2019 emerge che:
«Per una pensione che nel 2011 era pari a 1.500 euro lorde mensili, tra le 3 e le 4 volte il trattamento minimo, la perdita è ad oggi pari a 79 euro al mese, oltre 1.000 euro annui. Perdita del 5,32%, che agirà per sempre sul trattamento del pensionato.»
Dalla sponda Cisl parla la segretaria generale Annamaria Furlan:
«Questa non è la risposta che ci aspettavamo dal Governo.»
Si aggiunge anche la voce del numero della Fnp Gigi Bonfanti:
«Siamo pronti a promuovere forme di mobilitazione e di lotta.»
Infine, sempre in merito stop alla rivalutazione delle pensioni, riportiamo l’indignazione del segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti:
«È una vergogna!.»
Altre notizie di economia nella pagina dedicata del sito.