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Recenti studi hanno dimostrato che la dieta chetogenica, basata sull’eliminazione dei carboidrati, protegge dal declino cognitivo.
Che cos’è la dieta chetogenica
La dieta chetogenica è un regime alimentare che si basa, essenzialmente, sull’eliminazione di carboidrati e zuccheri e sull’aumento di proteine e grassi al fine di perdere peso.
Quindi bando a pasta, riso, pane, pizza, cereali, dolci, frutta e legumi (ricchi di carboidrati più che di proteine, ad eccezione della soia) e via libera a carne, pesce, uova, verdure, semi oleosi (noci, mandorle, anacardi, semi di lino e di zucca, etc…), olio, olive e burro.
Nel mondo molte persone hanno scelto d’intraprendere una dieta chetogenica per dimagrire e, a quanto pare, i risultati sono soddisfacenti in termine di perdita di peso e mantenimento della massa muscolare.
Dieta chetogenica: benefici sulla salute cerebrale
Recentemente un gruppo di scienziati dell’ Università del Kentucky, ha condotto uno studio sui topi per capire quali effetti la dieta chetogenica può avere sul cervello.
I risultati hanno indicato che questo tipo di alimentazione è in grado di proteggere la funzione neurovascolare, così come la funzione metabolica, e che, dunque, può aiutare a mantenere una sana funzione cognitiva.
Il team di ricercatori ha lavorato con due gruppi di nove topi ciascuno, tutti di età compresa tra 12 e 14 settimane. Un gruppo ha ricevuto un’alimentazione chetogenica per 16 settimane; l’altro gruppo è stato nutrito con una dieta classica.
I risultati hanno mostrato che i topi che avevano seguito la dieta chetogenica avevano migliorato il flusso sanguigno al cervello e avevano un migliore equilibrio batterico nell’intestino, oltre a un minore glucosio nel sangue e un peso corporeo inferiore .
Inoltre la dieta chetogenica sembrava aumentare il processo di pulizia della proteina beta-amiloide nel cervello, proteina che costituisce uno dei principali fattori responsabili dell’insorgenza dell’Alzheimer.
Gli scienziati ipotizzano che gli effetti protettivi della dieta chetogenica sul cervello possano essere dovuti al fatto che questo regime inibisce un sensore di nutrienti noto come “bersaglio meccanicistico della rapamicina” (mTOR) .
Ricerche precedenti avevano già suggerito che la segnalazione mTOR ha un impatto fondamentale sul processo d’invecchiamento e sulla durata della vita di un individuo.
I risultati di questi studi potrebbero avere conseguenze davvero importanti all’interno di una società in cui la durata della vita media si sta crescentemente allungando, con una popolazione sempre più anziana ma, talvolta, sempre più malata.