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Legge Fornero, c’è grande attesa sulle misure che il Governo Conte metterà in atto nel breve periodo.
A partire dalla campagna elettorale, arrivando alle recenti dichiarazioni dai vertici del nuovo Governo, tra le priorità c’è l’abolizione della Legge Fornero.
Cos’è la Legge Fornero?
Il Decreto Legge numero 201 del 06 dicembre 2011 (detto “Decreto salva Italia”) al fine di ridurre i costi pubblici ha dato alla luce l’articolo 24, definito come riforma delle pensioni Fornero.
Sin da subito, la riforma Fornero è stata soggetta a critiche e tentativi di abolizione o modifiche.
In data 30 aprile 2015, con il deposito della sentenza, la Corte costituzionale ha definito incostituzionale l’art. 24, nella parte del comma 25 in cui negava la rivalutazione automatica.
Cosa comporta la legge Fornero?
AUMENTO ETA’ VECCHIAIA DELLE DONNE: salita a 62 anni nel 2012, a 63 anni e 9 mesi nel 2014-15 (64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome), a 66 anni entro il 2018 (66 anni e tre mesi per le donne del settore pubblico).
SISTEMA DI CALCOLO CONTRIBUTIVO PER TUTTI: si basa sui contributi versati e non sulla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di vita lavorativa.
ADEGUAMENTO REQUISITI: indicizzati all’aspettativa di vita.
ARTICOLO 18: il licenziamento per motivi economici non prevede il reintegro automatico, il giudice può determinare un risarcimento tra le 15 e 27 mensilità.
LAVORO A TEMPO DETERMINATO: per i datori di lavoro il contratto diventa più oneroso poiché prevede una maggiorazione dell’1,4% per finanziare l’Aspi.
Il contratto in prima stipula può essere redatto senza causale ed avere una durata massima di 12 mensilità.
Per i contratti superiori a 6 mesi, tra un contratto e l’altro devono trascorrere almeno 90 giorni (prima della riforma erano 20).
Differentemente per i contratti con durata inferiore a 6 mesi, tra un contratto e l’altro devono trascorrere almeno 60 giorni (prima della riforma erano 10).
APPRENDISTATO: non può avere durata inferiore a sei mesi ed i datori di lavoro sono tenuti ad assumere almeno la metà degli apprendisti in forza negli ultimi 36 mesi.
PARTITE IVA: equiparate a lavoro subordinato quelle con reddito derivante per almeno l’80%, da un unico erogatore di lavoro, con un rapporto continuativo minimo di otto mesi l’anno ed una postazione di lavoro in azienda (devono verificarsi due condizioni su tre).
Considerando l’insieme delle riforme approvate dal 2004 (L 243/2004) hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL.
La Legge Fornero, in particolare, fornisce un contributo rilevante alla sostenibilità del sistema pensionistico, riducendo la spesa in rapporto al PIL.
Nuovo Governo e Legge Fornero
La promessa di Di Maio e Salvini è sempre stata di rimettere mano al Jobs Act e superare la riforma Fornero sulle pensioni.
In base alle proiezioni attuali abolire la legge Fornero costerebbe allo Stato, nel solo 2020, circa 26 miliardi di euro.
La soluzione alternativa alla Legge Fornaro è stata individuata nella Quota 100.
Con il termine Quota 100 ci si riferisce alla somma tra l’età anagrafica e gli anni di contribuzione del lavoratore.
I lavoratori con 36 anni di contributi, per esempio, potrebbero andare in pensione con almeno 64 anni di età.
Inoltre la riforma prevede l’introduzione di una pensione di anzianità con circa 41 anni di servizio indipendentemente dall’età anagrafica.
L’introduzione della riforma è stimato che pesi sul bilancio pubblico di circa 20 miliardi di euro.
Avendo stanziato in bilancio soltanto 5 milioni di euro, il Governo dovrebbe riassorbire il maggiore costo attraverso la revisione di indennità come l’APE sociale, la riduzione dei contributi figurativi ed ulteriori indefiniti tagli.
Nonostante l’onerosità dell’operazione e le polemiche sui numeri è facile immaginare che verranno trovate le coperture finanziare per rispettare quanto promesso.
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