Maltempo e danni alla natura: territorio martoriato. Una situazione che sta degenerando e che porta ingenti problemi all’agricoltura nazionale
Il maltempo e danni alla natura, un problema che si affaccia troppo volte e troppo spesso in Italia sia d’estate che d’inverno.
Basta vedere infatti ciò che in queste ore sta accadendo a Venezia e, nei giorni scorsi a Matera; a questo si aggiungono anche i danni alle produzioni agricole.
Coldiretti ha posto in essere diversi studi su ciò che il brutto tempo sta facendo alla natura
In primis ha realizzato una mappa dei danni che sono delle vere e proprie calamità che invado da Nord a Sud; dal Veneto alla Basilicata, dalla Puglia alla Campania, dalla Calabria alla Sicilia:
- In Campania nell’Agro nocerino sarnese: sotto l’acqua le colture di cipollotti, insalate, broccoli, cavolfiori e finocchi;
- Basilicata: distrutte le coltivazioni delle pregiate fragole lucane;
- In Puglia: campi di ortaggi come cavoli, cime di rape, finocchi, broccoli, piantine di fragole distrutti e uliveti spazzati dalla violenza del vento;
- Calabria: veto e pioggia hanno raso al suolo 60mila metri quadrati di serre coltivate ad ortaggi in particolare fragole;
- In Sicilia: aranceti e ortaggi distrutti dalle forti raffiche di vento.
Un autunno pazzo, il maltempo e danni alla natura che si contano in 4 nubifragi al giorni
L’associazione a tal proposito sottolinea elaborando i dati Eswd:
Un autunno pazzo caratterizzato all’inizio da temperature bollenti senza la caduta delle foglie perché le piante con il caldo non entrano nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione.
L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione.
Il settore agricolo è quello più impegnato a contrastare i cambiamenti climatici ma anche quello più colpito con danni per oltre 14 miliardi di euro in un decennio.
Maltempo che non ha risparmiato danni alla vendemmia
Vendemmia 2019 che per effetto del clima anomalo ha quindi registrato un taglio della produzione del 20% rispetto allo scorso anno, che significa addio ad una bottiglia di vino Made in Italy su cinque.
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