Per l’Alzheimer nessuna cura: solo prevenzione. E’ quanto emerso lo scorso 21 Settembre durante la Giornata Mondiale della malattia di Alzheimer. Purtroppo ad oggi non esiste ancora una cura, ma solo la prevenzione, in grado di bloccare il progredire della malattia.
Conoscere l’Alzheimer: cosa sappiamo della malattia
Il Morbo di Alzheimer è una forma di demenza degenerativa che colpisce il tessuto cerebrale e che progredisce passando da tre fasi: lieve, moderata, e severa. I pazienti che ne sono affetti incominciano dimenticando piccole cose, fino ad arrivare a perdere totalmente la memoria a breve termine. Nelle fasi avanzate i sintomi si fanno più importanti: non riconoscono i familiari, hanno difficoltà nel linguaggio, cambiamenti di umore, depressione e totale disinteresse verso la cura di se stessi. I malati di Alzheimer perdono il senso del tempo e dello spazio e non hanno percezione delle stagioni. Accade di trovarli in agosto con un maglione e a dicembre in maniche corte. Possono dimenticare di mangiare, cucinare e poi dimenticare le pietanze in posti inconsueti. Non riescono più a gestire il denaro, il bucato, le pulizie della casa.
Per l’Alzheimer nessuna cura: Come agiscono i farmaci
Le terapie attualmente utilizzate per contrastare l’Alzheimer non hanno alcuna influenza sul suo decorso, che una volta manifestato si evolve mostrando i segnali tipici della malattia irreversibile e progressiva. Si tratta di una interazione tra farmaci che attenuano i sintomi, chiamati inibitori dell’acetilcolinesterasi ed altri che controllano i disturbi del comportamento, come la memantina. Sono farmaci che nel rovescio della medaglia presentano effetti collaterali non trascurabili come nausea, rallentamento della frequenza cardiaca, agitazione, capogiri. Ci sono regole fondamentali per la prevenzione in materia di Alzheimer. Attività fisica, intesa come camminate o ginnastica dolce; controllo del peso, della glicemia e del colesterolo; allenare il cervello alla memoria.
Prevenzione e famiglia: la vera cura
Prendersi cura di una persona con Alzheimer significa dedicarsi a lei quasi completamente. Il caregiver familiare è la seconda “vittima” della malattia, costretto dalla situazione a rinunciare alle proprie faccende, alle proprie relazioni sociali. Spesso lascia anche il lavoro, subendo un danno economico. In Italia sono milioni le famiglie lasciate sole a gestire un peso così enorme, dove non sempre le istituzioni rispondono in modo attento. Non di rado infatti ci si vede negare il diritto ad una indennità di accompagnamento che darebbe la possibilità di avere un aiuto in casa. Eppure la famiglia gioca un ruolo importante intorno al malato, creando quella rete di stabilità emotiva che è alla base di qualsiasi approccio terapeutico. Il vivere nel proprio ambiente, con i propri ricordi, con le consuetudini rassicuranti, fanno sì che il paziente si “riconosca” nel posto giusto. Si può perdere la memoria, ma l’amore familiare mitiga il dolore.