L’ultima novità in termini di lotta al Covid-19 arriva a “chilometro zero”. In particolare, dall’Università di Sassari, arriva uno studio sulle nanoparticelle che possono bloccare la replicazione delle particelle del Sars-Cov-2. Questa soluzione, in particolare, fino ad oggi era stata attuata solo in laboratorio. “Abbiamo sviluppato un sistema con nanomateriali di carbonio che riescono a inibire il virus“, spiega all’AGI Plinio Innocenzi, scienziato e professore ordinario di Scienze e tecnologie dei materiali all’Università di Sassari. Ha condotto vari esperimenti insieme ad alcuni colleghi Luca Malfatti e Luigi Stagi. In particolare, però, la strada risulta ancora lunga, tuttavia dà un barlume di speranza ancora più forte, dopo aver appreso la notizia, ad esempio, del sequestro di lotti del vaccino Astrazeneca per alcuni problemi riscontrati.
Sars-Cov-2: una soluzione da esplorare ancora in dettaglio
“Rappresenta una via alternativa che vale la pena esplorare. Tuttavia, occorre essere prudenti“, sottolinea il professore Innocenzi. “Al momento questo importante risultato è solo su un vetrino”. La strada per arrivare a confermare la scoperta del team sassarese è lunga: “Ora è necessario sperimentare le nanoparticelle sugli animali e compiere studi approfonditi sui meccanismi”, precisa Innocenzi. “Se dovesse funzionare, hanno un potenziale utilizzo anche con le varianti”.
La prima domanda che potrebbe sorgere riguarda la pericolosità di tali nanoparticelle. Ma arrivano già le prime rassicurazioni: non sono assolutamente pericolose per l’essere umano. Grazie alle nanoparticelle, cioè strutture nanometriche è possibile cambiare le proprietà dei materiali. “Si tratta di particelle piccolissime dove un nano metro è lungo quanto 10 atomi in fila”, spiega Innocenzi. “Inoltre, non sono citotossiche e anche questo è un aspetto importante”.
La regione Sardegna ha finanziato questa ricerca un anno fa con la collaborazione di alcune aziende che hanno effettuato il test direttamente sul virus. ““I test sono stati possibile grazie al BSL-3 (biosafety level), una camera di sicurezza biologica ad altissimo livello”, evidenzia Innocenzi, “per intenderci quella di Wuhan ha un livello di biosicurezza 4. Quella del laboratorio di Virostatics è una delle poche in Italia”.
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