Dal prossimo 1° Luglio, grazie ad una norma presente nella legge di bilancio approvata pochi mesi fa, dovrebbe essere messo un freno ad una delle pratiche di “vessazione” praticate da datori di lavoro disonesti nei confronti del propri dipendenti: gli Stipendi dei lavoratori NON potranno più essere pagati in contanti, ma solo con strumenti elettronici. Andiamo a scoprirne di più.
Stipendi in Contanti
Una delle pratiche più diffuse tra i datori di lavoro (ovviamente non tutti ma i più “furbetti”, è quella di gonfiare le buste paga per ottenere chiare agevolazioni fiscali, a discapito invece del lavoratore che firma una busta paga più alta di quello che realmente percepisce come compenso per il proprio lavoro.
Grazie a questa norma inserita appositamente nella legge di bilancio, dal 1° Luglio questo non sarà più possibile. I datori di lavoro infatti, potranno pagare gli emolumenti ai propri dipendenti solo con i sistemi di pagamento elettronico. C’è ancora un modalità di pagamento in contanti ma anch’essa soggetta a un controllo.
I pagamenti potranno essere emessi in queste modalità:
- Bonifico Bancario
- Assegno Corrisposto Direttamente al Lavoratore
- Altri strumenti di pagamento elettronico, sempre soggetti a tracciabilità
In questo modo ci dovrà sempre essere corrispondenza tra la busta paga firmata dal lavoratore e la somma effettivamente versata sul conto corrente. Ovviamente, all’atto della firma del contratto di assunzione, il dipendente stesso dovrà comunicare la modalità scelta per ricevere i pagamenti.
Restano i contanti ma solo con modalità ben precise
Come dicevamo in apertura resta ancora la possibilità del pagamento in contanti degli stipendi, per i lavoratori che non possiedono un rapporto di conto corrente. Ma questa modalità è soggetta a particolari restrizioni.
Il datore di lavoro infatti dovrà aprire un Conto Corrente di Tesoreria, presso uno sportello bancario, e il dipendente potrà recarsi presso quello stesso sportello e prelevare in contanti quanto dovuto. Ovviamente anche in questo caso la garanzia è quella che il versamento per quel determinato dipendente, e il conseguente prelievo, debbano coincidere con il cedolino paga.
I furbetti sono tanti
Purtroppo questo fenomeno è molto diffuso in Italia. Si calcola che i dipendenti che subiscono vessazioni dal datore di lavoro, in questa pratica di pagamento degli stipendi, siano almeno 3,3 milioni. Ovviamente la soluzione risolve un grosso problema, ma non copre una seconda pratica molto diffusa: quella di pagare al lavoratore subordinato esattamente la somma dichiarata in busta paga e richiedere poi, dietro minaccia di licenziamento, la differenza pagata in più. Per questo ci attendiamo una seconda norma che vada a coprire anche questo “buco” legislativo.
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Il provvedimento riguarda subordinati, cococo e lavoratori delle cooperative, mentre per il momento ne sono esclusi colf o badanti che lavorano almeno quattro ore al giorno per lo stesso datore. Per chi non rispetterà le regole, sono previste sanzioni che andranno da mille a cinquemila euro