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Intervista esclusiva agli Almamegretta

 

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Intervista esclusiva agli Almamegretta.

Si sono fatti portavoce della band Raiz e Pablo che abbiamo incontrato per voi in occasione dello Tzunami Rock Festival a Roseto degli Abruzzi (Te).

La manifestazione già dalla prima giornata (possiamo dirlo senza alcun dubbio) si è confermata di altissimo livello qualitativo.

Tanti stand, un dj set fra i cambi palco e alcune band locali che hanno avuto l’onore di aprire per gli Almamegretta che lo scorso anno hanno superato i trent’anni dalla formazione.

Intervista esclusiva agli Almamegretta

Partiamo da una domanda forse scontata: quando uscirà il successore di “EnnEnne”?

R: Bella domanda… Non lo sappiamo ancora… Stiamo lavorando a un progetto nuovo che però ci prende un po’ di tempo. Aggiungo che noi siamo un gruppo che ha una certa storia, quindi ogni passo va centellinato innanzitutto perché il rispetto per i nostri fan è la prima cosa e poi anche per noi che abbiamo detto tanto, scritto tanti dischi. Rischiare di ripetersi è inutile. Speriamo comunque nel 2020 di fare uscire questo disco…

Come mai tornaste a lavorare con Adrian Sherwood dopo più di due decenni?

P: A parte che lo abbiamo sempre seguito… Siamo anche rimasti ad anni alterni più o meno in contatto. Poi è capitato abbastanza casualmente che abbiamo fatto dei concerti insieme  in alcuni dei quali lui ci ha fatto da dub master in Italia (questa cosa è successa in tre o quattro occasioni) e in tutti questi incontri è cresciuta e maturata questa cosa. Tutto ciò è accaduto un anno prima dell’uscita di “Ennenne”  (2014/2015 circa). Spesso accade che  nei classici ragionamenti che fai, chiacchierate del  tipo: “ah sai, sarebbe bello fare qualcosa insieme” alla fine  noi stavamo facendo questo disco e quindi l’anno dopo una delegazione degli Almamegretta si è recata nel sud dell’Inghilterra e si è mixato l’album.

La vostra musica è una miscela di vari generi musicali. Come nasce quindi un vostro pezzo? Quali variazioni può subire in fase di scrittura e in seguito?

R: Ormai non lo so nemmeno più io. Prima avevamo più o meno un modus operandi , un binario che seguivamo. Facevamo una base, un po’ la struttura ritmica, poi io magari inventavo una melodia e  ci lavoravamo su… Adesso con il tempo ci siamo ritrovati a lavorare a volte anche in uno stile e in un modo più moderno, magari come lavorano i produttori di oggi.

Tutto fatto “in house” nel senso che magari mentre prima lavoravamo più in collettivo passo per passo ad esempioi Paolo produce una base, io trovo una melodia, poi dopo se non vanno proprio d’accordo le limiamo e le facciamo collimare.  Oggi si è diversificato il nostro modo di produrre a seconda anche dei tempi anche dello stato dell’arte della tecnologia perché prima (mi ripeto noi abbiamo una certa età) per fare un pezzo l’unica maniera era vedersi. Oggi invece diventa un di più.

Quali sono i vostri punti di riferimento musicali?

R: quante ore abbiamo per dire questa cosa? Ormai sono tantissimi. Noi siamo partiti col Dub. E’ chiaro che ognuno di noi ha la sua storia musicale e abbiamo sempre continuato ad ascoltare anche altro,  rispetto al genere a cui facevamo riferimento. Per gli Almamegretta ci siamo sempre mossi attorno al Dub e all’elettronica però poi ognuno ha portato quello che riteneva necessario. Dal Rock psichedelico , al Rock anni novanta per arrivare al Soul…

E anche un po’ di “napoletanità”…

R: Ma certo… Quella poi è di base.

Cosa è cambiato nell’universo musicale italiano dai tempi dei vostri esordi a oggi? E cosa nella vostra musica?

R: Beh tutto è cambiato… Innanzitutto quello che per noi era underground all’inizio oggi si è allargato diventando mainstream. Magari è una cosa che ci sentiamo anche di aver contribuito a fare perché malgrado siano molto lontano da noi magari questi artisti dell’ultima generazione che fanno Hip Hop devono non a noi Almamegretta ma a noi generazione l’aver rotto un argine che prima era impossibile pensare in Italia. Quindi noi ci siamo incuneati in questa rottura che poi è diventata enorme e questa scena underground è diventata mainstream.

Parlatemi della collaborazione con Lee Perry, il re del dub…

P: “Il patriarca”. E’ una cosa per la quale dobbiamo fondamentalmente ringraziare invece il nostro managent che è High Grade che in pratica gestisce in Italia una serie di artisti Reggae tra cui anche Lee Perry. E’ stato il link per fare questa cosa ancora una volta a distanza come si diceva prima perché oramai vedersi è quasi un lusso. Però con tanta vibe, con tanta vibrazione. Io penso sia venuta fuori una bella cosa. Davvero un gran pezzo.

D’altronde Lee Perry è garanzia di qualità…

Lee Perry è incredibile, va veramente al di là di ogni possibile previsione…

Progetti futuri?

P: Sono già un paio di anni che stiamo lavorando su un album che è abbastanza particolare che è un concept. Come diceva prima Rino facciamo un passettino alla volta , stiamo raccogliendo tanto materiale. Io credo alla fine nel 2020 riusciremo a uscire con questo album. Il lavoro include anche la sua traduzione in uno spettacolo live che sia “a tema”, dedicato al concept. E’ come sempre abbastanza impegnativo e richiede un po’ di tempo in più.

Forse perché i vostri arrangiamenti non sono tanto semplici da trasporre live…

P: Infatti stiamo cercando di mettere su una cosa che poi possa diventare uno spettacolo a sé stante con un filo conduttore, con una narrazione.

Ovviamente sarà incentrato sia su questo nuovo disco che con i vecchi successi, vero?

P: E’ un po’ prematuro per dirlo perché siamo ancora in fase embrionale. Immagino assolutamente di sì però cercheremo di produrre qualcosa che abbia un filo conduttore su questo concept che ci piace molto. E’ una bella idea poi vedremo, anzi ascolteremo!

 

Si ringrazia Alessia dello Tzunami Rock Festival per la gentile collaborazione nella realizzazione di questa intervista esclusiva agli Almamegretta.

Le foto nell’articolo sono state scattate dall’autore dell’articolo durante live degli Almamegretta tenutosi il 5 luglio 2019 allo Tzunami Rock Festival.

 

Legenda

R: Raiz

P: Pablo

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Autore dell'articolo: Marco Vittoria