La depressione, oltre che a cagionare malessere a livello psicologico, influisce anche sul nostro organismo. Si sa che influenza il nostro sistema immunitario, rendendoci più inclini ad ammalarci. Un nuovo studio e ricerca scientifica ha dimostrato che la depressione può anche accelerare il processo d’invecchiamento. Scopriamo in questa guida scientifica tutti i dettagli della recente scoperta.
Depressione ed invecchiamento precoce: i risultati della ricerca
Il DNA delle persone che soffrono di depressione è biologicamente più vecchio di quello delle persone sane. È quanto osservato dai ricercatori che hanno studiato un campione di soggetti depressi che hanno subito traumi infantili, come violenza, abbandono o abuso sessuale.
I risultati della ricerca sono stati presentati in occasione della Conferenza ECNP di Barcellona. Il team di ricercatori ha dimostrato che la depressione maggiore provoca cambiamenti nel DNA dei pazienti, fornendo valori che corrispondono a quelli delle persone anziane.
Il team ha analizzato ben 811 pazienti depressi e ha potuto constatare che il loro DNA, estratto da campioni di sangue, ha subito un processo di mutazione. Il DNA del patrimonio genetico viene spesso processato nel corpo dalla metilazione, una modificazione epigenetica del DNA.
Il processo consiste nel legame di un gruppo metile (-CH3) ad una base azotata. Differenti basi azotate possono subire questo tipo di modificazione per diverse funzioni.
La ricercatrice Laura Han (dell’AMC di Amsterdam) ha sottolineato che “Ciò che vediamo è in realtà un ‘orologio epigenetico’, in cui i modelli di modifica del DNA del corpo sono un indicatore dell’età biologica. correre più veloce in coloro che sono attualmente depressi o stressati “.
Il team ha scoperto che i pazienti affetti dal Disturbo Depressivo Maggiore (MDD) mostravano un grado di metilazione del DNA che corrispondeva ad un aumento dell’età; biologicamente, erano in media 8 mesi più anziani dei soggetti sani di controllo. In alcuni casi di depressione estrema, è stato riscontrato che i pazienti avevano un’età biologica di 10-15 anni più vecchia rispetto all’età cronologica.
Il team ha verificato il risultato esaminando campioni di cervello post-mortem, di 74 pazienti depressi, e ha trovato risultati simili nel tessuto cerebrale.
Laura Han ha commentato: “Il fatto che abbiamo notato risultati simili in entrambi i campioni di sangue e nel tessuto cerebrale post-mortem aiuta a sostenere la convinzione che questo è un effetto reale di ciò che stiamo vedendo.”
I soggetti sottoposti allo studio sono stati interrogati anche sui traumi subiti, come la negligenza emotiva, l’abuso sessuale o fisico vissuto prima dei 16 anni.
“Questa ricerca dimostra che i livelli di metilazione aumentano e diminuiscono con l’età ed è un buon indicatore dell’età biologica. Questa differenza diventa ancora più evidente con l’aumentare dell’età, specialmente quando le persone passano dai 50 ai 60 anni. Quando analizziamo il gruppo di individui depressi, vediamo che i traumi infantili vissuti prima dell’età di 16 anni sono stati associati a un invecchiamento epigenetico. Tale scoperta che la metilazione del DNA cambia con l’avanzare dell’età può avere diverse conseguenze pratiche. Ad esempio, può essere utile come un segnale di rischio precoce per determinate malattie legate all’età”, commenta la Professoressa Katharina Domschke, Docente dell’Università di Friburgo, in Germania.