Andrea Andrillo

Andrea Andrillo: canzoni di uomini, di bestie e di eroi

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Andrea Andrillo: canzoni di uomini, di bestie e di eroi. L’intervista al cantautore

Non è fresco di pubblicazione ma salta in bocca alla cronaca proprio in queste ultime settimane il nuovo disco del cantautore sardo Andrea Andrillo.

Si intitola “Uomini, bestie ed eroi” con questa cover simbolica di un criceto (o topo che sia) dentro la fatidica ruota che gira.

E di simbologie ne potremmo tirar fuori a iosa anche ascoltando questa canzone d’autore altamente ricamata in 9 scritture che si colorano di intimità e di riflessione anche grazie ad un arrangiamento minimale, spesso di sola chitarra e voce.

Un disco pacato, dolcissimo, poetico che affida alla sola parola il doveroso compito della riflessione. Strumenti che oggi sono passati di moda.

E dall’intervista che segue si nota come l’analisi sia la chiave di volta a legare i fili di un vissuto dedicato proprio al ricamo poetico di ogni cosa faccia parte di una vita spesa nel quotidiano a non essere vittima di omologazione e mode di grande mercato.

In una settimana in cui Sanremo ha definitivamente ufficializzato la “povertà” culturale come cifra stilistica, ho paura di pensare alla vita di merito e alla riconoscenza che spetta ad opere di contenuto come questa di Andrea Andrillo.

In rete il video ufficiale del brano “Forse sognare”, ultimo estratto del disco, anche inedito della lunga colonna sonora del film “Mark’s Diary” diretto da Giovanni Coda.

L’intero disco della colonna sonora (di nuovo ad opera di Andrillo) sarà di prossima pubblicazione.

Andrea Andrillo: l’intervista

Un titolo assai interessante. Andrea Andrillo raccontacelo o quanto meno ci dai una chiave di lettura che possa aiutarci a capire meglio?

Cominciamo dal primo impatto col disco, che è visivo: un criceto stilizzato in copertina, ritratto nell’atto di correre su una ruota.

La gabbietta attorno non si vede, ma è sottointesa dalla presenza della ruota e dal gesto di correre a perdifiato.

E’ il dettaglio di un’opera del pittore Fabio Buonanno.

Se sei uomo come me, se ogni giorno ti senti un po’ – o anche molto – disperso nel mare tempestoso di una certa “modernità liquida”, come qualcuno ha definito il nostro quotidiano, istintivamente capisci che il disco parla anche di te.

L’immagine del criceto che si consuma su una ruota che non porta da nessuna parte, azzera in una frazione di secondo ogni distanza fra autore e ascoltatore.

La nostra è un’esperienza condivisa, epocale: siamo tutti nella stessa barca, corriamo tutti intrappolati sulla stessa ruota.

Intanto starai leggendo il titolo del disco: “Uomini, bestie ed eroi”, titolo che ho preso a prestito da un vecchio albo a fumetti di Ken Parker; e forse ti starai chiedendo “ma io, in che categoria potrei rientrare?”

Così, se anche dovesse finire qui e tu non dovessi mai ascoltare il disco, a partire dalla copertina e dal titolo, come artista io in parte avrei già raggiunto il mio scopo, che era catturare la tua attenzione ed entrare in comunione con te; suscitare interrogativi, spronarti alla riflessione mentre, tutto sommato, ti diverti.

Guardando il nostro tempo, i nostri giorni tutti italiani, chi sono gli eroi secondo Andrea Andrillo? E quindi chi le bestie? Puoi anche sbilanciarti con qualche nome se ne hai voglia

Al di là di confini “nazionali”, che possono non avere la stessa valenza per ognuno, siamo tutti un po’ luce e un po’ ombra e non c’è bisogno di gesti eclatanti per essere eroi.

La fuori è pieno di padri e madri che si sbattono dalla mattina alla sera per dare da mangiare ai propri bambini; e di persone di ogni colore che combattono, magari silenziosamente o con piccoli gesti, per una società più solidale che non lasci indietro nessuno.

Poi, ovviamente, c’è anche chi trova conveniente classificare le persone in base all’aspetto fisico, al colore della pelle o alla provenienza geografica o all’orientamento affettivo o religioso, dividendo la razza umana in compartimenti stagni che invece poi, alla prova dei fatti, fanno acqua da tutte le parti.

In mezzo al quel gruppo di persone, comunemente definiti “razzisti”, forse individuerei qualche bestia in più che altrove.

Questo è un disco assai intimo, quasi scarno nei suoi arrangiamenti. Come mai questa scelta?
Non mi interessano i discorsi ridondanti, soprattutto in arte. Si arriva dritti all’essenza, al punto. Ho la fortuna di avere costruito nel tempo una voce che contiene mille sfumature per cui non c’è bisogno di esagerare con le pennellate e il colore e non mi interessa dimostrare nulla a nessuno. Dove ho avuto bisogno,ci sono dei meravigliosi musicisti che hanno lavorato con me. Dal vivo, invece, al momento, sono totalmente scoperto: una voce, una chitarra … nudo.

Parliamo di elettronica e ne parliamo perché ormai i dischi neanche si suonano più. Ed invece di elettronica in questo lavoro non se ne vede neanche l’ombra. Rivoluzione o assoluto distacco dalle mode del momento?
Non so… non ho preclusioni ideologiche verso l’elettronica, sia che si parli di musica concreta o di Dance music o Trap…

Sostanzialmente trovo che tutti i codici espressivi siano assai interessanti in quanto a possibilità di veicolare un messaggio.

Certo che se poi il messaggio che vuoi veicolare è una coglionata, il discorso si sposta dal significante al significato e allora parliamo d’altro.

E a quel punto, se un problema c’è, non è sicuramente l’elettronica.

Detto questo, per tornare al mio disco, a me è piaciuto farlo così perché è così come lo senti che io credo di poter fare arrivare meglio il mio discorso.

Se un giorno capitasse di collaborare con un dj che smanetta come Q-Bert, o persino con un trapper che non spari troppe cazzate (e qui si fa difficile, lo ammetto!), io cercherei di contaminare il mio sound per capire l’effetto che fa e dove si può arrivare; o se c’era qualcosa che potevamo dire meglio di come l’abbiamo detta.

Se guardi su youtube, c’è un mio pezzo in inglese dedicato alla tragedia di Srebrenica –non inserito in nessun mio disco, per ora – nel quale io collaboro con il Magnetica Ars Lab per arrivare a un brano noise totalmente destabilizzante e di una potenza paurosa, funzionale all’orrore che intendevo e intendevamo esprimere di fronte a certa barbarie.

La vera sfida è rimanere comunque autentici e riconoscibili.

Andrea Andrillo e il cinema

Parliamo del film di Giovanni Coda. Non siete nuovi a questo matrimonio artistico. Cosa lega Andrea Andrillo e Giovanni Coda artisticamente?

Ho cominciato a collaborare con Giovanni proprio tramite il Magnetica Ars Lab, perché Arnaldo Pontis, che ne è l’anima ed è anche un agguerrito cyberpunk della vecchia guardia, ha firmato parte delle colonne sonore di tutti i film di Giovanni.

Io stesso ho firmato, assieme a Cosimo Morleo, la colonna sonora di Xavier, un cortometraggio che racconta la vita normale di una coppia che si ama e la devastazione dell’assenza a seguito di un attentato terroristico purtroppo realmente accaduto.

Il passo successivo è stato lavorare assieme ad Arnaldo e a Cosimo alla colonna sonora di Mark’s Diary, nella quale io ho inserito sei riscritture di brani altrui, “andrillizzazioni”, come le chiamo io affettuosamente, più due inediti.

A quando dunque l’uscita del disco di questa colonna sonora?

Un primo grappolo di quattro pezzi è già uscito come singolo, se siete curiosi trovate i brani anche su youtube. Però se li comprate, i dischi, è meglio, altrimenti non ho risorse per finire le registrazioni dell’opera intera.

Comunque vada, il disco finito avrà 11 brani, sette altrui, che suonano tutti come fossero miei, e quattro inediti. Se Dio vuole e i carabinieri lo permettono, dovrebbe uscire intorno a maggio del 2019.

Andrea Andrillo: la scaletta di “Uomini, bestie ed eroi”

1) Forse Sognare

2)  Deserti Di Sale

3) Irene

4) Aveva Undici Anni

5) Paternidadi

6) Atlantide Primma Della Pioggia

7) Nata Dal Silenzio

8) Su Patriotu

9) Gorizia, Tu Sei Maledetta

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Autore dell'articolo: Marco Vittoria