Oggi è la Giornata Mondiale degli Oceani si celebra.
Tratti meravigliosi di coste piane o a picco sul mare, frastagliate o dritte, tutte bagnate da un mare puro ed un’acqua limpida.
Purtroppo, in molti, in troppi punti e per intere zone tutto ciò è solo un ricordo di un mondo ancora innocente e puro.
Oggi infatti c’è il contrasto di un mare disgustoso, grigio, incolore, sporco pieno di inquinamento.
Le nostre coste sono deturpate da una selvaggia e frenetica cementificazione che ha umanizzato anche le rive del mare da scarichi abusivi.
I corsi di acqua raccolgono tanti veleni, gli impianti di depurazione non funzionano, e tutto… finisce in mare.
Insomma, ambienti contrastanti: se ne potrebbero citare tanti, ma ormai la mano dell’uomo sta uccidendo l’ambiente.
E sta uccidendo soprattutto la principale fonte di vita: l’acqua, sia essa salata del mare, che dolce dell’entroterra.
La Giornata Mondiale degli Oceani – le strategie per la difesa delle acque
La strategia della tutela degli Oceani e dei Mari dovrebbe essere attuata in tutto il mondo, non solo in Italia o in Europa.
L’uomo è il principale responsabile degli scempi e dei danni causati all’ambiente.
Il mare è un ambiente estremamente mutevole: la pesca vi si pratica con mezzi oggi altamente tecnologici portano al suo depauperamento.
I corallari hanno un loro specifico linguaggio ma oggi, ce ne sono molto pochi: gli spicarielli vivono isolati dal fondale e sono più grandi degli scoglietti.
Le faglie, le scalomate, le pettate: banchi sommersi che sono le colonie di corallo nobile (ricchissime di vita e di composti essenziali anche per la nostra salute erano numerose).
Oggi poco presenti proprio per l’eccessivo inquinamento dei mari.
I problemi dei mari e degli oceani
Il riscaldamento dei mari ha portato anche alla modifica dei percorsi delle correnti marine e quindi anche della temperatura dell’acqua, con conseguenti riflessi sulla biodiversità dell’ambiente.
E che dire poi dell’enorme quantità di plastica che si riversa in mare?
Alla foce dei fiumi si deposita in anfratti di costa; dove prima esistevano spiagge riservate e discrete, oggi c’è una multicolore isola di plastica galleggiante.
Quintali di plastica che invadono i mari e che, una volta in mare, spesso, finiscono nello stomaco dei poveri pesci.
A ciò si assomma anche l’utilizzo di tecniche abusive di pesca, proibite dalla legge.
Numerose le leggi emanate e adottate anche a livello internazionale, con l’aiuto di tante associazioni che operano a favore della tutela degli oceani
Occorrerebbe tuttavia più controllo e più prevenzione, con sanzioni ancor più severe di quelle esistenti
Ben vengano i periodi di proibizione della pesca: questi consentono una tregua all’ambiente marino recuperando così (almeno in piccola parte) la sua straordinaria biodiversità.
Bisognerebbe inoltre costituire una specie di “task force” per la raccolta dei rifiuti di plastica nelle zona marine.
E, perché no, potenziare tutta la politica di tutela dell’ambiente del territorio a monte del mare che, purtroppo, riceve tutto ciò che l’inesorabile forza distruttrice dell’uomo fabbrica e versa a monte nei corsi di acqua.
Ci vorrebbero più impianti di depurazione e, soprattutto, anche un potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti e del loro sano smaltimento.
Il mare è un soggetto passivo: aiutiamolo a conservarlo il più possibile integro e puro, in ogni aspetto ambientale: biologico, qualità dell’acqua, fauna marina e vegetazione spontanea dei fondali.
La Giornata Mondiale degli Oceani, organizzata dall’ONU, vuole attirare l’attenzione sullo stato di salute dei nostri grandi mari al fine della loro salvaguardia, non solo per l’ecosistema, ma anche per la tutela della salute dell’uomo.
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