FANCE: quando il futuro torna al passato.
Esordio per Fabrizio Fancelli dal titolo “Indeed” ed è un ritornare al passato di quando il pop italiano, in piena rincorsa con i modelli internazionali, si faceva elettronico, futuristico… Quella tendenza Electro-Wave che da Bowie ai Talkin Heads passando poi per tutte le derive nostrane, ha segnato quei fantastici anni ’90 che troppo spesso rimpiangiamo… Almeno nell’uso istrionico dell’elettronica. Ma con FANCE, questo il suo nome d’arte, la tendenza è assai da purista con passaggi Funky e quella “Fusion” che inevitabilmente ci porta dentro scenari industriali e sub-urbani.
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In rete il video ufficiale a cui, pensando a scenari elettronici di quel tempo, avremmo chiesto qualcosa in più… L’italiano ma anche l’inglese dentro un disco d’esordio che, nonostante le dovute ingenuità, dimostra carattere ed un buonissimo gusto estetico.
FANCE: la nostra intervista
Un esordio Elettro-Wave figlio di anni ’90. Davvero ci colpisce questa direzione. Sbagliamo forse?
Nella mio mio continuo “fagocitare musica” dagli anni cinquanta in poi, mi sono soffermato molto in questo periodo new wave ottanta/novanta il cui stile mi ha colpito per la differenziazione rispetto al passato. Nell’album però ho voluto anche spingermi verso l’indie internazionale moderno utilizzando sinths talvolta anche massicciamente.
E da dove nasce?
Dal mio amore verso alcune bands quali: Talking Heads, David Bowie, Joy Division, The Cure, Depeche Mode, Television ecc.
Tra l’altro la copertina è assai interessante… Forse ci porta a immaginare un suono più “spaziale” per FANCE… Ci vedrei bene un disco di Vangelis dei giorni di oggi più che un pop rock d’autore con retrogusto funk… Non trovi?
La copertina rappresenta l’infinito dello spazio che mi ha sempre affascinato con una pseudo catena di DNA che rappresenta la dimensione terrena. Gli occhi sono quelli delle mie amatissime figlie…
Il titolo, la produzione e l’alternanza fra italiano e inglese…
FANCE perché questo titolo “Indeed”? Che in italiano è un termine che rafforza la dimostrazione…
Certo, indubbiamente! È quello che voglio dire sia nei testi che nella musica…
Parliamo di suoni e di produzione che hai curato in prima persona. Come hai scelto ogni arrendo?
Tutti i suoni derivano dalle sensazioni degli incroci di note che mi davano la sensazione più forte in tae momento. Le tracce separate le ho suonate quasi tutte con scheda audio e poi rilavorate con Logix. In fase di editing e mastering una grande mano, specialmente nella base ritmica, è stata data da Alessandro Cecconi, quale grande professionista ed amico.
E per chiudere: italiano e inglese… come mai questo ping pong e non focalizzarsi solo su una lingua?
Visto che giro oltre 20 paesi per lavoro, alcune canzoni sono state abbozzate, riviste e talvolta ritoccate proprio all’estero. Il testo è per me fondamentale e mi ci sono soffermato moltissimo…In alcuni casi le ho scritte interamente fuori dal territorio nazionale e le bozze le hanno ascoltate moltissimi amici stranieri pertanto le ho volute lasciare come tali.
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