Stime sul costo del personale, le tabelle ministeriali: Costo del lavoro e pressione fiscale in Italia al 2019
Milano, 15/02/2019 – Analisi sul Costo del lavoro e pressione fiscale in Italia al 2019.
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Per i contratti relativi a lavori, servizi e forniture, il costo del lavoro è determinato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali; tutto ciò avviene sulla base dei valori economici definiti dalla contrattazione collettiva nazionale tra le organizzazioni sindacali e le organizzazioni dei datori di lavoro. Invece, nel caso non esistesse un contratto collettivo nazionale applicabile, il costo del lavoro è determinato in relazione al contratto collettivo nazionale del settore merceologico più vicino. Così dispone l’art. 23, comma 16 del Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.
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Elenco dei Decreti emanati per settore:
- Metalmeccanico – Industria
- Lavanderia industriale
- Igiene ambientale
- Ristorazione collettiva
- Settore turismo – Comparto aziende alberghiere
- Settore socio-sanitario assistenziale educativo
- Strutture associative ANFASS ONLUS
- Pulizia e multiservizi
- Imprese esercenti servizi postali in appalto
- Operai addetti al carico e scarico presso l’Amministrazione della Difesa
- Distribuzione del recapito e dei servizi postali
- Vigilanza e servizi fiduciari
- Terziario della distribuzione e dei servizi
- Imprese edili ed affini
- Servizi di call center tlc
- Soccorso alpino
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Analisi delle tabelle ministeriali Costo del lavoro e pressione fiscale in Italia al 2019
Le retribuzioni lorde
La stima del costo del lavoro delle unità economiche, con almeno 10 dipendenti, nell’ambito dell’industria e dei servizi è pari a 41.785 euro per dipendente; invece la voce delle retribuzioni lorde ammonta a 30.237 euro e corrispondono al 72% del costo del lavoro. È proprio il settore dell’industria ad annoverare le retribuzioni lorde più alte per dipendente (32.805 euro); invece quelle più basse si registrano nei settori servizi (29.476 euro) e costruzioni (27.969 euro). Più nello specifico è l’attività d’estrazione di minerali da cave che prevede i valori più elevati (53.370 euro); mentre, leggermente al di sotto sono quelli del settore attività finanziarie ed assicurative (52.666 euro). Fanalino di coda sono le retribuzioni lorde medie nel settore delle attività di servizi di alloggio e ristorazione (17.806 euro).
Netta la differenza tra unità economiche con almeno 1000 dipendenti e quelle di 10-49 dipendenti; infatti, per le prime la retribuzione lorda per ora lavorata è pari a 20,19 euro, mentre per le seconde si scende di oltre 7 euro.
Rispetto alla media è evidente il divario di retribuzione per ora lavorata tra:
- il Nord-ovest, +4,5%;
- poi il Centro, +2,1%;
- inoltre il Nord-est, -3,3%;
- infine il Sud insieme alle Isole, rispettivamente -6,1% e -2,8%.
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I contributi sociali
Il peso, all’interno del costo del lavoro, è pari al 27,3%; quindi, più nello specifico:
- i contributi sociali obbligatori rappresentano il 20,9%;
- mentre i contributi sociali volontari e contrattuali vale lo 0,4%;
- infine, quelli legati al T.F.R. completano il restante 3,6%.
A margine ci sono le spese per la formazione con appena lo 0,2% del costo del lavoro.
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Il Mef vede al rialzo dello 0,4% il Costo del lavoro e pressione fiscale in Italia al 2019
Nonostante le premesse elettorali ottimistiche, il Mef aggiorna il livello di pressione fiscale che aumenterà dal 41,9% del 2018 al 42,3% del 2019.
Cos’è la pressione fiscale?? è una percentuale che esprime un rapporto tra la somma delle imposte dirette, imposte indirette, imposte in conto capitale e contributi sociali ed il Pil.
I Governi Berlusconi II e III hanno comportato una crescita della pressione fiscale molto modesta, ovvero dello 0,5%. Invece il Governo Prodi II ha portato con sé un aumento un netto balzo in avanti, pari all’1,9%, giustificato da un calo del rapporto debito pubblico/Pil. Mentre il Governo Berlusconi IV non ha inciso sulla pressione fiscale del Paese. Successivamente, il Governo Monti ha fatto registrare il più alto incremento, circa 2,2%, che ha portato la tassazione intorno al 44%. Poi, il Governo Letta ha corretto al ribasso dello 0,4% la pressione fiscale innescando un minimo di fiducia in un periodi di austerità.
Anche il Governo Renzi ha avuto il effetti di alleggerimento sulla tassazione, facendo registrare il ribasso più consistente, -1,7%. Infine, il Governo Gentiloni ha beneficiato della scia ribassista generata dai due precedenti Premier. Così la pressione fiscale è scesa di un ulteriore 0,4%. Quindi i Governi a guida Partito Democratico hanno riportato la tassazione al livello pre-crisi 2009.
Considerando il recente insediamento del Governo Conte non è possibile valutare l’impatto della manovra del popolo sulla pressione fiscale. L’indicazione che arriva dal Mef è di una crescita pari a 0,4% che, pur non essendo eclatante, va in direzione opposta rispetto alla campagna elettorale che parlava di una riduzione della pressione fiscale.
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