Gli scienziati dicono che sarà un anno molto caldo. La NOAA (National Oceanic and Atmospher Administration, agenzia federale statunitense che si occupa di oceanografia, meteorologia e climatologia, ha infatti reso noto i risultati dei recenti studi effettuati dai propri scienziati. I dati diffusi preoccupano notevolmente poiché, in sintesi, affermano che il 2020 sarà l’anno più caldo della Terra. Ci sarà cioè, un notevole incremento della temperatura media.
Gli scienziati dicono che sarà un anno molto caldo
Nei primi tre mesi già si sono avute le prime avvisaglie anche in Italia, con clima cambiato enormemente rispetto agli anni precedenti. Gli studi fatti partono da periodi cosiddetti “preindustriali” agli anni più recenti. Al di là dei dati statistici (anche se molto importanti) quello che conta è la triste e preoccupante realtà emersa dagli ultimi cinque anni.
“Niño” e “niña”
Le variazioni climatiche sono collegate ai cosiddetti due moti chiamati “niño” e il suo opposto “niña”. El “niño”, come noto, è il fenomeno con cui le correnti oceaniche favoriscono il riscaldamento naturale delle acque dell’oceano Pacifico che si ripercuotono nelle zone interessate al suo percorso, la niña” causa l’effetto contrario.
L’aumento di temperatura media previsto è molto consistente e già si parla di oltre 1,5° Celsius i cui effetti sull’intero pianeta terra sono ben noti:
- Desertificazione, aumento cioè della superficie zone deserte;
- Scioglimento dei ghiacciai. E recente la notizia della enorme frattura che si è avuta per la prima volta sul Circolo Polare Artico. Circa dieci miliardi di tonnellate di ghiaccio persi con enormi iceberg con conseguente aumento del livello degli oceani e relativa variazione della temperatura delle acque
- Innalzamento, riscaldamento e acidificazione degli oceani, fenomeni che avranno ripercussioni sull’ecosistema marino e terrestre
Le variazioni climatiche
Tante le Associazioni scientifiche, Università, Scienziati ecc. che hanno segnalato e denunciato ai diversi organi competenti il grave fenomeno delle variazioni climatiche e, soprattutto, l’aumento della temperatura superficiale della Terra. Altrettanti paesi e politici hanno fatto “orecchie da mercante” e la prova sono stati i recenti fallimenti di conferenze internazionali in materia di immissione di gas nell’atmosfera e l’aumento diconcentrazione di CO2 (anidride carbonica) in atmosfera.
Basti pensare che la Copernicus Climate Change Service (Programma di osservazione climatologica gestito dall’Unione Europea) ha segnalato che gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati a memoria d’uomo. Anche “Copernicus” (sempre dell’Unione Europea) ha denunciato la concentrazione della CO2 in atmosfera; nel 2018 il tasso di crescita è stato più alto rispetto al 2017: +2,5 ppm per una quota totale pari a 406,7 ppm.
Ipotesi pandemia da coronavirus in relazione alle variazioni climatiche
Molti hanno affacciato l’ipotesi che la recente pandemia da coronavirus e la sua rapida diffusione è favorita anche dalle variazioni climatiche. Occorrono atti di coraggio, idonee leggi che tutelino ecosistema (molti paesi le hanno già adottate), ma il famoso “erga omnes” dei padri latini significa estendere la tutela dell’ambiente a tutti gli stati della Terra. Oggi, più che mai, si alza l’appello ai politici e agli organismi competenti di tutto il mondo: siate solidali, siate uniti nella lotta contro gli inquinamenti ambientali che favoriscono le variazioni climatiche, se vogliamo dare più serenità alle future generazioni.
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