Borse europee a picco sulla scia dello spettro “recessione mondiale” alimentato anche dai dazi USA e dalla Brexit
Spettro recessione mondiale: i dati macroeconomici indicano che è in atto una contrazione dei consumi; quindi una minore produzione, minori utili ed occupati.
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Spettro recessione mondiale: dazi USA – Europa
Donald Trump festeggia al via libera arrivato dalla WTO, che autorizza dazi commerciali su prodotti europei per 7,5 miliardi di dollari; dunque una netta falciata alle esportazioni europee verso gli USA, che graverà per circa 1 miliardo su alimenti caratteristici dell’Italia (stima Coldiretti). Entreranno in vigore dopo metà ottobre ed avvicineranno lo spettro della recessione mondiale. Normalmente i dazi rappresentano rincari volti a correggere politiche dei prezzi scorrete o l’import di prodotti di bassa qualità. I notevoli aumenti dei dazi applicati da Trump su merci italiane, più che ritoccare i prezzi, ne determinano l’uscita dei mercati; quindi rappresenta un tentativo di stimolare la domanda interna USA eliminando la concorrenza estera. Alcuni esempi degli effetti generati dai dazi: costo del Parmigiano o Grana a 60 dollari al Kg; oppure la Bufala che da 40$/Kg arriverà al doppio; così come l’olio che passerà a circa 25 dollari/litro dagli attuali 12,50.
Spettro recessione mondiale: dati macroeconomici Europa
I dati sull’attività manifatturiera del Vecchio Continente mostrano debolezza ed alcuni valori su livelli minimi. Infatti a settembre ha raggiunto la quota 45,7 (crollo ai minimi dal 2012), contro il valore di agosto pari a 47.
Dando uno sguardo alla situazione della Germania l’indice PMI ha toccato il livello più basso da giugno 2009, cioè 41,7 punti. Per quanto riguarda l’Italia l’indicatore, a settembre, è fermo a 47,8 in discesa da 48,7 del mese di agosto ed anche minimo da 6 mesi.
Se la situazione in Europa è triste, guardando oltre oceano gli States non possono ridere poiché l’indice Ism americano (attività manifatturiera) delude; infatti, gli analisti attendevano una ripresa da quota 49,1 di agosto, invece arriva la doccia fredda con l’indice peggiorato a 47,8 punti, livello più basso dal 2009.
Inoltre, ad ampliare lo spettro della recessione mondiale c’è il panorama internazionale, deteriorato dalla Brexit ed anche dalle sommosse a Hong Kong.
Manovra 2020
Approvata la NADEF, si inizia a delineare il profilo della nuova Manovra 2020. Le principali misure previste, ma ancora in attesa di una connotazione definitiva, sono: il taglio del cuneo fiscale, il Superbonus Befana e la Card Unica.
I due capisaldi dell’attuale Governo Conte sono la lotta all’evasione fiscale ed anche la riduzione della pressione fiscale, partendo dalla busta paga.
Per quanto riguarda il primo tema la strategia attuale è quella di scoraggiare l’uso del contante per favorire i pagamenti tracciabili; da qui l’introduzione della Card Unica ed anche del Superbonus Befana. Dunque, la Card Unica si alimenterebbe con una piccola percentuale di rimborso sui pagamenti tracciabili. Mentre il Superbonus Befana è visto come una sorta di detrazione; quindi, un rimborso annuo pari al 19% dei pagamenti tracciabili, in settori a forte rischio evasione fiscale, con tetto massimo di spesa pari a 2500€. Il rimborso del totale verrebbe effettuato nel periodo dell’Epifania.
Invece per quanto riguarda il secondo tema, la diminuzione della pressione fiscale, si parte dal cuneo fiscale (la differenza tra totale lordo e netto in busta paga). Dunque, la rivisitazione del cuneo fiscale porterebbe circa 40 euro al mese (circa 500€ l’anno) nelle tasche dei dipendenti, all’incirca la stessa platea degli 80€ di Renzi.
Gli effetti della Manovra 2020 non dovrebbero portare una rilancio dell’economia italiana ma un sostegno di base; dunque lo spettro della recessione mondiale colpisce in particolare il Bel Paese dai conti fragili.
Brexit
Le prove di dialogo tra Europa e Gran Bretagna per giungere ad una Brexit regolamentata non allontanano lo spettro della recessione mondiale. Boris Johnson guardandosi intorno vede sempre meno sostegno, ma è determinato ad andare avanti; infatti, abbandonato da molti colleghi di partito prova a sottoscrivere un accordo con l’Europa per non acclarare un fallimento totale della sua azione di Governo. L’ultima proposta di Boris Johnson è quella di lasciare l’Irlanda del Nord all’interno del mercato europeo fino al 2025, anno nel quale si deciderà il da farsi. Nel frattempo l’Irlanda del Nord resterebbe però nell’unione doganale con il Regno Unito, quindi con controllo doganale tre le due Irlande. Il Ministro degli esteri irlandese, Simon Coveney ha dichiarato:“Non molto incoraggiante. Se verrà proposto, ci saranno controlli doganali in Irlanda; penso che questa non rappresenti una buona base d’accordo”.
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